Autostrade, una proposta di bellezza
Le autostrade sono strisce di asfalto anonime. A volte lunghissime, non perdono nulla della propria anonimia quando attraversano l’inusitata bellezza dei nostri paesaggi. Sono lingue di bitume puramente funzionali ad oltrepassare e congiungere i luoghi; e in questa spicciola e sovrana funzionalità sono indifferenti a ciò che fiorisce attorno a loro. Se c’è uno splendore, loro lo attraversano senza attenzione; se c’è una discarica d’immondizia, loro la attraversano senza vergogna. Non appassionano e non si appassionano, perché sono un puro strumento, neutrale a qualsiasi contesto, scenario, città, storia. Ma i 6.500 km delle nostre autostrade, ancorché anonimi, indifferenziati, ancorché cari, con gli autogrill tutti uguali, possono essere, proprio per questo, gli evidenziatori più adeguati e funzionali per far conoscere le bellezze d’Italia. Invece dei gelidi cartelli d’uscita con scritta Livorno, perché non mettere nel percorso cartelli e manifesti che invitano ad uscire a Livorno per vedere i capolavori di Giovanni Fattori, il Cristo coronato di spine di Beato Angelico, i luoghi di Carducci, le magnifiche ville gentilizie che si stagliano sul lungomare scoglioso? C’è internet, ci sono app, sms, whatshapp, per sapere tutto e tutto, ma perché nei luoghi più anonimi del paese – che sono le autostrade – non ci facciamo mordere da ciò che scompone l’anonimia, ovvero il desiderio di vedere e scoprire, come anche un cartello inaspettato può fare? “Un imprevisto è la sola speranza” che si aspetta, scriveva magnificamente Eugenio Montale.