600full-gustav-meyrinkTra i germanisti italiani (quasi) nessuno ha messo l’accento sulla dimensione esoterica dell’opera di Gustav Meyrink. Eppure le stesse parole dello scrittore, raccolte negli anni in volumi o riviste, non danno adito a dubbi. Tutte le sue opere di narrativa, dal famosissimo Il Golem a La notte di Valpurga, da Il domenicano bianco a Il volto verde, rivelano una conoscenza non superficiale (accompagnata spesso da una pratica) delle dottrine ermetiche. Un aspetto, questo, indagato nel corso dei decenni da studiosi anticonformisti come Julius Evola, Massimo Scaligero, Elémire Zolla, Serge Hutin e Gianfranco de Turris. È proprio in quest’ottica che presentiamo, annotate, quattro lettere di Meyrink inedite in italiano, raccolte nel 1976 sotto il titolo di Correspondance nel leggendario Cahier de L’Herne a lui dedicato. Indirizzate allo scrittore Alfred Müller-Edler (1875-1960), esperto di esoterismo e alchimia che tenne letterariamente a battesimo il Barone Müller, protagonista de L’angelo della finestra d’Occidente, rivelano ulteriormente la struttura iniziatica dell’opera di uno degli scrittori più famosi dell’Otto-Novecento europeo, un aspetto che non può essere ignorato o taciuto da chi si avvicini alla sua opera.

A. S.

[1]

Gustav Meyrink

Starnberg presso Monaco

Kaiserwilhelmstr. 47

20.VI.1917

Caro Signore,

So cosa vuol dire urlare in direzione della luce, fino alla consunzione – io stesso ho gridato tutta la vita, per poi essermi trovato alla fine. Ho avvertito in prima persona ciò che attualmente sentite, e spero – presto – di aiutarvi.

La sola cosa che meriti di essere trovata è l’Io profondo, quell’Io che siamo e siamo sempre stati senza saperlo. Quell’Io che è sempre soggetto, puro spirito liberato dalla forma, dal tempo e dallo spazio, nel quale si è, per così dire, annidato parzialmente. Non ne siete ancora cosciente, forse solo potenzialmente. Dal momento che ne prendete coscienza, la magia del Verbo è a vostra disposizione, anche se possedete un involucro carnale; più avanti, acquisirete l’onnipotenza sulla materia. Occorre anzitutto affrontare il cammino dell’interiorità profonda; è solo allora – ma sempre sulla terra – che s’inizia a usare la magia del Verbo (che nulla ha a che fare con la bassa magia astrale). L’essenziale risiede nella Via della rinascita. Considero gli esercizi sulle lettere di Kerning (1) come nefasti. Li ho praticati per anni, sfiorando la catastrofe (ho contratto la tubercolosi al midollo spinale, da cui sono successivamente guarito!!!) (2).

Ma c’è una Via molto più semplice: l’Io profondo è dolce come una farfalla, occorre approcciarvisi nel modo più sottile, fine e naturale possibile. «Il cielo è dei violenti» (3) non ha più senso oggi – vale solo per i fachiri (4). La Via più pura che conduce all’Io profondo è dolce; credete forse che l’Io divino sia sordo e occorra apostrofarlo per ore urlando, à la Kerning? «La migliore chiave per giungere in quel luogo risponde al nome di “gioia”, gioia fiduciosa: so bene che, se ti lacerò espandere, tu, il mio “Io”, sarai onnipotente. So che nulla di ciò che io faccio è peccato ai tuoi occhi. Irradia su di me, come una formula magica.» Ecco, in sostanza, ciò di cui si tratta.

Nel giro di tre settimane vi spedirò un opuscolo inglese contenente un metodo indù di sviluppo dell’Io che trovo eccellente (5). Credo la Kabala non sia adatta alla nostra stirpe; per i miei gusti si concentra troppo su Dio. Ma l’Io è Dio, e null’altro. In fondo, lo sostiene anche la Kabala autentica, ma in maniera più velata.

Nell’attesa, vi consiglio caldamente i quattro volumi di B[ô] Y[in] R[â], che sono andati molto bene. Edizioni Vollrath, Salomonstrasse 18 (6). Non angustiatevi, questi libri non hanno nulla a che fare con la Società Teosofica (7). Pressoché nulla. B[ô] Y[in] R[â] è uno dei rari autentici iniziati. È molto interessante che conosciate il Sefer ha Raziel (8) e il Schimmousch Tehillim (9). Dove è possibile trovare questi libri?

Ad ogni modo, credo siate sulla buona strada. Ho vissuto io stesso la medesima cosa. Già in alto sulla montagna, continuavo a ignorare quanto la vetta fosse vicina. La maggior parte delle persone brancola nella luce del giorno. Sembrano ciechi. Sono troppo attivi esteriormente. Ma l’Arte Regia consiste nel lasciare espandere, tramite la passività esteriore, la più intensa attività interiore. Naturalmente, ciò non ha nulla a che fare con la medianicità. Esteriormente, occorre rimanere desti, e al massimo grado. Niente della realtà esteriore deve scomparire. Bisogna imparare a vivere simultaneamente nei due mondi!

È tutto per oggi.

I migliori auguri

Vostro

G. Meyrink

[2]

Caro Signore,

Ecco l’opuscolo promesso. Non prestate attenzione agli aspetti secondari. Vi consiglio di copiare i passaggi relativi al lavoro sull’Io, e, se persevererete, di rileggere tutto a distanza di tempo, poiché di sicuro alcuni degli esercizi indicati vi sfuggiranno bizzarramente. I metodi autoritari sono riservati a coloro che restano prigionieri della loro adorazione (la falsa umiltà) di un Dio esteriore (gli idoli). Coloro che, come voi, cercano già da tempo, troveranno molto più facilmente l’Io attraverso finezza e dolcezza.

37c438f446b1e572b7a2f5b069e0ad77L’essere profondo è ancora più interiore dell’io immaginale, è come un animale selvaggio che si rivela in ogni minimo gesto che si compie. È fuori dal tempo e dallo spazio, lo si può percepire solo da manifestazioni sporadiche. Occorre partire dal principio ch’esso esista e che non si debba far altro che cercarlo; ma cercarlo equivale a mettere in dubbio la propria esistenza. L’apparizione di un sentimento di gioia è il primo sintomo sottile della nascita di una forza magica. Solo dopo appare il maestro, un essere umano come voi, quasi identico a voi stesso. Voi stesso, ma l’immagine che percepirete non sarà che una vibrazione giunta magicamente dalla sua bocca a Lui. Lo sentirete interloquire in tedesco, come se parlasse effettivamente questa lingua. Ma è il vostro essere profondo, ed esso solo, il ponte che attraverserà. L’importante è che lasciate esprimersi senza restrizioni ogni minimo movimento del vostro essere profondo e registriate con gratitudine anche il messaggio apparentemente più banale; è così che progredirete celermente. Non contentatevi d’imporre al vostro Io profondo il giogo dei vostri desideri, nel tentativo di umiliarlo. È la vostra volontà, e solo la vera volontà, che deve agire. Non esiste un Dio al di fuori di noi. Gli dèi sono sottomessi agli uomini.

Il vostro Io profondo coinciderà a quel punto con i vostri desideri. Ma solamente, beninteso, nel quadro delle possibilità di sviluppo contenute in nuce nel vostro essere. È il nostro desiderio di progredire ad assegnarci dei limiti, giacché desidera realizzarsi interamente.

Ciò detto, vogliate ricevere i miei migliori incoraggiamenti,

 

Vostro

G. Meyrink

 

Per favore, potreste rendermi il Maharshi (10)? Sarei ben lieto di reperire un esemplare del Sefer Schimmousch. Nel Volto verde (11) troverete un gran numero di elementi spirituali legati a tutto ciò.

 

[3]

22.7.1917

Caro Signor Müller,

Grazie anzitutto per il Sefer Schimmousch, ecc. Lo farò copiare e vi rimanderò i libri da qui a un mese. Beninteso, sarò molto felice se potrete procurarmi anche il Sefer ha Raziel.

Ecco quel che dobbiamo intendere per passività: se si approccia l’Io profondo con grande violenza non si fa che terrorizzarlo. Occorre invece lasciare che circoli da se stesso. È ciò che chiamo passività.

Inutile, in ogni caso, evocare stati crepuscolari. Riconoscibile solo dai suoi effetti, l’Io profondo non deve depauperare ma arricchire l’uomo esteriore. Accade questo: la divinità interiore (la luce) conduce l’uomo interiore alla rinascita e lo mette in contatto visibile con la gerarchia degli Adepti. Quest’uomo interiore è capace di trasformazione e può allearsi, al pari del mercurio filosofico, con le individualità del reame spirituale. Nel qual caso, diventiamo provvisoriamente questo adepto, sappiamo e possiamo tutto ciò che conosce e fa, senza essere per questo dei medium, poiché in un certo senso tutti gli adepti compongono un’unità. Allo stesso modo l’uomo esteriore, dopo aver trovato quello interiore e l’Io profondo, forma una triplice unità.

Essere passivi significa allora non volere nulla esteriormente ma volere interiormente, per esempio, guardando il mondo esteriore e domandandosi: «Chi sta guardando? Chi è questo Io?» – in luogo di ambire a qualcosa di esteriore. Troverete tutto ciò espresso magistralmente nella brochure di Maharshi.

Di B[ô] Y[in] R[â] vi consiglio di studiare i quattro opuscoli. Lo conosco, è uno Yogi vero, riconosciuto come tale. A presto il seguito.

Nell’attesa, le migliori cordialità

Vostro

G. Meyrink

[4]

12.8.1917

Caro Signor Müller,

Devo forse dedurre dalla vostra ultima lettera che il Sefer ha Raziel mi appartiene? Un libro di questo valore? Potete indovinare la mia gioia nell’entrare in possesso di una tale opera, ma, dato il prezzo che deve esservi costata, avreste dovuto consentirmi di risarcirvi! Ignoro come potrei mai ricambiare.

Il 15 settembre avrò finalmente concluso il mio romanzo (12), cui sto attualmente consacrando tutto il mio tempo; nel mentre, mi occupo del S. Tehillim, che spero verrà copiato; farò anche tradurre il Raziel da un ebraista, cosa di cui mi compiaccio sin d’ora. Sarò così in grado di corrispondere con voi su tali questioni. Nell’attesa, vi ringrazio di cuore per avermi procurato il S. Raziel. Sono lieto che nel vostro racconto abbiate parlato della Kabala, la quale, da tempo, ha assunto le forme più grottesche. Fu dapprincipio una Kabala antisemita, e, ora che questi signori si sono resi conto che non sono assolutamente ebreo, non sanno più che dire. L’inquisitore numero uno è un somaro di Amburgo che risponde al nome di Albert Zimmermann (13).

A partire dal 15 settembre, proverò a piazzare il vostro racconto da qualche parte, al pari delle vostre poesie dello stesso periodo, che ho apprezzato ancora di più.

In caso decidiate di svolgere quegli esercizi sull’Io, non dimenticate che tutto deve svolgersi senza tensione né costrizione, il più naturalmente possibile: è Rajah – e non Hatha-Yoga. E vi prego di scrivermi se prima del 15 settembre vi accadrà qualcosa, un sogno, ad esempio. A parte ciò, vogliate gradire la mia amicizia e i miei più calorosi ringraziamenti…

Vostro

G. Meyrink

Note

  1. Si tratta delle Lettere sull’Arte Regia di J. B. Kerning, pseudonimo di Joahn Baptiste Krebs (1774-1851). Di lui parlò Julius Evola – tra i primi a portare il nome di Meyrink in Italia e traduttore di molte sue opere – alla fine degli anni Venti, nello scritto Vivificazione dei «segni» e delle «prese», firmato con lo pseudonimo Arvo e inserito nel secondo volume di Introduzione alla magia (ultima ed. Edizioni Mediterranee, Roma 1992). Nel saggio il filosofo romano menziona una loggia massonica costituitasi a Praga di cui avrebbero fatto parte sia Meyrink sia Kerning, aggiungendo come nel romanzo Il domenicano bianco, del 1921 (ultima ed. it. Bietti, Milano 2012), l’autore avesse descritto certe «prese magiche» utilizzando gli stessi toni di Kerning.
  2. Come noto, fu per guarire da questa malattia che Meyrink iniziò a praticare Yoga.
  3. Mt, 11, 12.
  4. Di Meyrink, sull’argomento, si vedano gli scritti Fachiri e Sentieri di fachiro, entrambi del 1907, poi raccolti ne Il diagramma magico, Basaia, Roma 1983.
  5. Trattasi di un’opera del mistico indiano Sri Ramana Maharshi (1879-1950). Praticando Yoga, Meyrink affermò più volte di essere entrato in contatto telepatico con lui.
  6. I quattro libri di Bô Yin Râ, pseudonimo di Joseph Anton Schneiderfranken (1876-1943), pubblicati da Vollrath furono Das Licht vom Himavat (1914), Worte der Meister (1916), Aus dem Lande der Leuchtenden (1917) e Der Wille zur Freude (1917). Nel 1919 uscirà l’edizione tedesca de Il libro del Dio Vivente, con un’introduzione di Meyrink (ultima ed. it. Castelvecchi, Roma 2014). Cfr. anche Bô Yin Râ, Nello specchio, in Aa. Vv., Meyrink scrittore e iniziato, Basaia, Roma 1983.
  7. La Società Teosofica fu fondata nel 1875 a New York da Helena Petrovna Blavatsky. Tra i molti autori che ne criticarono le dottrine da un punto di vista «tradizionale» cfr. René Guénon, Il teosofismo. Storia di una pseudo-religione, Arktos, Carmagnola 1987.
  8. Pubblicato nel 1701 ad Amsterdam, il Sefer Raziel ha-Malakh raccoglie cinque libri: Il Libro dei Paramenti,Il Libro del Grande Raziel,I Nomi SacriIl Libro dei Misteri e Il Libro dei Segni Zodiacali. È uscito in edizione italiana con il titolo Il libro dell’angelo Raziel (Psiche, Torino 2016).
  9. Il Sefer Shimmush Tehillimè il Libro dell’uso magico dei Salmi, antichissimo ma pubblicato a metà del Cinquecento, manuale nel quale ad ogni Salmo è assegnata una potenza magica.
  10. Si veda la lettera del 20 giugno 1917.
  11. Il romanzo fu pubblicato nel 1916 (ultima ed. it. Adelphi, Milano 2000).
  12. Si tratta di La notte di Valpurga, dato alle stampe quello stesso anno (ultima ed. it. Studio Tesi, Roma 1995).
  13. Alla fine del 1916 la raccolta di racconti Des deutschen Spießers Wunderhorn fu ritirata dal commercio, per via delle varie critiche alle istituzioni contenutevi. Gustav Meyrink fu fatto oggetto di svariate critiche (tra cui una, apparsa nel giugno 1917 sullo Starnberger Zeitung, giornale della cittadina in cui viveva). Sempre nel 1917 apparve il feroce pamphlet di Albert Zimmermann Gustav Meyrink und seine Freunde. Ein Bild aus dem dritten Kriegsjahre, che lo accusava di antimilitarismo, antipatriottismo e antinazionalismo. L’autore sosteneva che, per via del suo cognome (Meyer), lo scrittore fosse ebreo. Notizia falsa, che sempre Meyrink smentì.
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