Futurismo e occultismo
Come ha scritto il politologo Giorgio Galli, in Occidente il culto illuminista della Dea Ragione ha rappresentato una cesura senza precedenti, mettendo al bando una serie di componenti alternative, tra cui il cosiddetto “occultismo”. Chiusa la primavera rinascimentale, che vide scienziati e matematici occuparsi di alchimia e astrologia, la modernità ha scelto un’altra via, materialista e meccanicista. Ma qualcosa non va: sembra che questo rimosso non voglia proprio saperne di essere tale, ed eccolo infatti ricomparire negli ambiti più disparati, come un fiume sotterraneo che periodicamente riaffiora. La politica ne è un esempio assai eloquente. Non c’è formula istituzionale immune al fascino dell’occulto: così, se Galli ha parlato dell’esoterismo sotto il nazionalsocialismo, ma anche sotto liberalismo e democrazia (soprattutto ne La politica e i maghi, del 1995), Francesco Dimitri ha scritto Comunismo magico (2004) e Gianfranco de Turris ha curato il volume collettaneo dal titolo significativo Esoterismo e fascismo (2006). Il fenomeno occultista agisce in maniera carsica: cacciato dalla porta principale dagli strali positivisti e illuministi, rientra dalla finestra, spesso scegliendo come terreno d’elezione gli artisti. Così si spiegano, ad esempio, le opere di William Butler Yeats, Fernando Pessoa o Ezra Pound, cui sono dedicati rispettivamente gli studi di Luca Gallesi (Esoterismo e folklore in Willam Butler Yeats, 1990), Brunello De Cusatis (Esoterismo, Mitogenia e Realismo Político em Fernando Pessoa, del 2005, inedito in italiano) e Demetres Tryphonopoulos (Pound e l’occulto, 1998). Sono esempi che testimoniano un volto perlopiù ignorato delle avanguardie – e, in ultima istanza, della modernità stessa, in cui sembra ardere una fiamma differente da quella che incendiò l’Illuminismo.
Il futurismo – l’ultimo fenomeno culturale nostrano che fece scuola in tutto il mondo – non sfugge a quest’ambiguità: sì, proprio il futurismo, la corrente moderna per eccellenza, ossessionata dalla macchina, dal futuro, dalla velocità, dal nuovo… Ma c’è ben altro. Ne aveva già parlato Simona Cigliana nel suo Futurismo esoterico (2002) ma recentemente è tornato sull’argomento, colmando un’enorme lacuna, Guido Andrea Pautasso, in Vampiro futurista, uscito ad aprile per Vanillaedizioni e dedicato alla presenza del plurisecolare archetipo del nosferatu, del non-morto, nella letteratura futurista. Sennonché, sondando l’inconscio – tanto individuale quanto collettivo, come avrebbe detto Carl Gustav Jung – i futuristi hanno riesumato non solo i vampiri, ma anche quelle componenti alternative cui abbiamo accennato. Quello di Pautasso è un ricchissimo studio che passa in rassegna parecchie suggestioni – spesso sui generis, ma comunque sufficienti a demolire i luoghi comuni di certa critica letteraria e artistica – attraverso un’immensa mole di citazioni e documenti di primissima mano.
Qualche esempio? Il manifesto La scienza futurista (1916), firmato dall’entourage della rivista fiorentina «L’Italia Futurista», che attira l’attenzione «verso le zone meno scandagliate della nostra realtà, […] i fenomeni del medianismo, dello psichismo, della rabdomanzia, della divinazione, della telepatia». Tra i firmatari c’era anche Bruno Ginanni Corradini (alias Corra), che quattro anni prima, sulla rivista «Centauro», aveva anticipato la celebre “scrittura automatica” dei surrealisti: «Chiuderò la porta al mio spirito e dirò alla mia penna: adopera come vuoi il mio inchiostro e la mia mano […]. Sarà una cosa quasi spiritica». Nella poesia Attimo, del 1916, Corra aveva dichiarato di cercare «uno spiraglio verso l’ultranaturale», verso quelle regioni indagate da una scienza che, in pieno positivismo, ha sondato tutti lo scibile e ora è giunta alle frontiere dell’invisibile. Nella sua furia di illuminare tutto, ha raggiunto un confine che non riesce a varcare: se n’era accorto il futurista Arnaldo Ginanni Corradini (“Ginna”, fratello del già citato Bruno), che nella Pittura dell’avvenire considerò la magia come «scienza del domani» (sembra di leggere Colin Wilson…), ideando addirittura una “pittura occulta”.
Muovendosi con disinvoltura in una sterminata mole di documenti, Vampiro futurista “addenta” le avanguardie, sterrando le «radici occulte del modernismo» di cui ha parlato Leon Surette in uno dei suoi libri più famosi, dedicato a Ezra Pound, William Butler Yeats e Thomas Stearns Eliot. Una dimensione coniugata a una rivolta anti-materialistica e anti-moderna contro un’epoca che iniziava a esibire le faglie che avrebbero condotto ben presto ai macelli del “secolo breve”. E questa rivolta infiamma le avanguardie, ma anche ambienti eterogenei come la Societas Rosicruciana in Anglia, la Società Teosofica (con opportuni distinguo, ça va sans dire) e la Golden Dawn, intercettando giganti come Alfred Richard Orage e Aleister Crowley, Pound e Yeats (tra l’altro, legato alla rivista milanese «Poesia», fondata da Filippo Tommaso Marinetti nel 1905).
Lo stesso Marinetti, d’altronde, frequentava studiosi di esoterismo e membri di società occulte, ad esempio il teorico del Divisionismo Gaetano Previati (amico anche di Boccioni), che, come scrive Pautasso, era l’unico artista autorizzato da Sâr Péladan (fondatore, assieme a Oswald Wirth e Stanislas de Guaita, dell’Ordine della Rosa+Croce Cattolica del Tempio e del Graal) a «rappresentare il Simbolismo italiano al primo Salon de la Rose+Croix». Nel 1920, il fondatore del futurismo era stato nominato presidente del Circolo Occultistico di Milano: vi si praticavano sedute medianiche, a cui Marinetti assistette, parlandone in vari reportage pubblicati sulla rivista «Senza veli». A proposito di spiritismo, nemmeno Gino Severini e Umberto Boccioni erano immuni alle sue fascinazioni: il secondo, in particolare, credeva alla «materializzazione degli ectoplasmi» e parlò delle sedute spiritiche della famosa medium Eusapia Palladino. Ma disse anche di esser stato influenzato dalle teorie sulla Quarta Dimensione di Bragdon e Ouspensky, discepolo di Gurdjieff.
Rimanendo sui grandi nomi delle avanguardie, impossibile non citare Giacomo Balla, che in un’intervista confessò: «Cammino senza toccar terra, talmente il mio spirito è elevato e sento anche quello che non si vede (occultismo)». Mentre il suo manifesto La ricostruzione futurista dell’universo, firmato assieme a Fortunato Depero, proclama: «Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile». Nell’atelier di Balla, tra l’altro, si formò l’allora giovanissimo Julius Evola, futuro artefice di un dadaismo sovra-razionale e metafisico espresso all’inizio degli anni Venti nel manifesto Arte astratta e nel “poema a quattro voci” La parole obscure du paysage intérieur.
Non solo i futuristi furono esoteristi, ma lo furono secondo modalità specifiche e differenziate. Gli studiosi – sunteggia Pautasso – individuano addirittura tre linee principali: quella marinettiana e boccioniana, milanese, «di stampo magico-teosofico»; quella fiorentina, sviluppatasi attorno alla rivista «Lacerba» di Papini (fondatore del periodico teosofico «L’Anima»), «animista-metafisica»; infine, quella de «L’Italia Futurista», legata «ad interessi spirituali ed occultisti», su cui uscì tra l’altro un articolo di Irma Valeria, che proponeva di utilizzare metodi occulti per fare arte, cercando «una nuova anima che abbia facoltà superiori di scoperte e di sensazioni: questo infine è scoprire l’anima dell’universo nascosto; l’atomo occulto del nostro essere e quello del mondo si unificano». Ecco le maschere del futurismo occulto: dalla «subcoscienza cosciente» che ambisce a «un vero più lontano, più nascosto ed occulto» di cui parla Ginna, al «desiderio latente di vivere le forze occulte dell’idealismo cosmico» di Enrico Prampolini; da Carlo Carrà, che definì le sue Parole in libertà «divagazioni medianiche», ad Ardengo Soffici, la cui «coscienza è un globo di luce che saetta i suoi raggi tutto intorno secondo la forza che le è propria»; dalla «frantumazione ultramagica» di Alceo Folicaldi al «misticateismo» di Giovanni Tummolo. Sono tutti aspetti – cui potrebbero aggiungersene molti altri, conclude Pautasso – che testimoniano «un legame sottile, e tuttavia profondo, esistente tra la cultura futurista, l’arte d’avanguardia e il mondo dell’occulto». Un universo che attende di essere scoperto e studiato da una nuova storia delle idee, che non si fermi alle colonne d’Ercole dell’Illuminismo ma voglia indagare il mondo moderno in tutti i suoi aspetti. Così in alto, come in basso.