Il Canone Europeo di Piero Buscaroli
Riproposto a trentadue anni dalla sua prima edizione nella collana La Torre d’avorio di Fogola, diretta dallo stesso autore, La vista, l’udito, la memoria è solo il primo di una serie di volumi firmati da Piero Buscaroli che usciranno per Edizioni Bietti, nella collana l’Archeometro. Un’avventura editoriale nata in collaborazione con l’Associazione Amici di Piero Buscaroli, fondata per «mantenere viva la memoria delle opere e della figura di Piero Buscaroli, sia per quanto concerne le opere storiche e politiche, sia per quelle musicali e artistiche; assicurare la presenza sul mercato librario delle sue opere fondamentali; promuovere la pubblicazione e la divulgazione degli inediti; promuovere almeno un evento all’anno a lui dedicato». Va dunque salutata con entusiasmo quest’avventura editoriale, che qualche mese fa ha permesso il ritorno in libreria di un volume che in qualche misura condensa la vita del suo autore, raccogliendo le tre direttrici lungo cui si è strutturata e sviluppata la sua equazione personale, nel corso dei decenni.
Vista, udito e memoria – ossia arte, musica e storia – fanno da sfondo a una galleria di ritratti, i quali, riletti insieme, donano l’idea di una totalità organica raramente restituita in quel disgraziato supermercatino delle idee che siamo soliti chiamare “letteratura contemporanea”. Sono ritratti spesso eretici e controcorrente, che non si contentano di bivaccare nel “culturalmente” e nel “politicamente corretto” ahinoi imperanti, ma sterrano le radici di una civiltà, ascoltandone la voce, interrogandone gli interpreti e rimirandone le grandezze, così come le macerie. Tra le rovine di Dresda, annientata dal “moral bombing” stellastrisciato, e la grandezza di un Furtwängler, di un Canova o di un Berg, si snoda tutto l’arco di una civiltà tanto grandiosa quanto martoriata.
Una civiltà tutta assiata su tre facoltà, senza le quali, semplicemente, noi scompariamo, cessiamo di essere soggetti e artefici di Storia, per subire quella stessa Storia. Ebbene, la riattivazione di queste tre facoltà è obiettivo di questo libro. Non è un caso che, nel «sistema per uccidere i popoli», secondo la lapidaria definizione di Guillaume Faye, tutte e tre siano sottoposte a “rottamazione”, disincarnate, dileggiate, giudicate autoritarie e impositive, magari “fasciste” (è stato fatto anche questo…), relegate al tempo libero o paludate nello specialismo accademico e para-accademico, in un abbraccio soffocante che ne evidenzia la portata museale a detrimento di quella estetica – e, dunque, esperienziale, viva. «Abbiamo bisogno dell’arte per non morire di verità»: le parole del Nietzsche de La nascita della tragedia potrebbero essere considerate l’esergo ideale di quest’opera – anzi, di tutta la serie di opere buscaroliane che usciranno per Edizioni Bietti.
I saggi de La vista, l’udito, la memoria potrebbero essere definiti prendendo a prestito il titolo della raccolta jüngeriana Blätter und Steine, “foglie e pietre”, o quella evoliana L’arco e la clava: alcuni aprono squarci sul passato e sulla grande tradizione pittorica, musicale e culturale occidentale, laddove altri demoliscono le miserie di un presente votato alla scuola del risentimento (Bloom) o alla cultura del piagnisteo (Hughes), che questa tradizione ha sprezzantemente negato. Ma non è tutto: il mistero celato in questo trinomio costituisce anche la quintessenza dell’Occidente, andando a comporre una rete di concordanze, una trama di rimandi che è il tessuto di una civiltà, quello che il grande critico Harold Bloom ha chiamato Canone Occidentale, qui declinato, come scrive Gennaro Malgieri nella sua introduzione, in sfolgorante Canone Europeo. Come noto, il pensatore epocale si distingue dai balbettii della cronaca e dalle lallazioni dell’attualità se la sua vita ripete, a livello microcosmico, l’intero ciclo della civiltà cui appartiene. Ebbene, la triade del titolo dimostra come la formula sia applicabile, senza riserve, a Piero Buscaroli. Arte, musica e storia: qui ardono le braci su cui soffiò questo volume, nel 1987. Ci auguriamo che la sua riedizione possa tornare a far ardere quel fuoco.