«Era l’ora di andare a dormire, e per Charlotte tutti i volti e le voci si erano dissolti in un solo volto, una sola voce». Si apre così Charlotte Sometimes di Penelope Farmer, uscito nel 1969 in inglese e qualche mese fa in italiano per Agenzia Alcatraz, nella traduzione di Stefania Renzetti. È lo stesso incipit di un’omonima, e immaginifica, canzone dei The Cure. Non è un caso, e ne riparleremo. Inghilterra, fine anni Cinquanta. Quando Charlotte Makepeace mette piede per la prima volta nel freddo collegio cui è stata iscritta, ancora non sa che il letto destinatole è una […]