Caso Raggi, poveri illusi se credete che il Movimento 5 Stelle possa soccombere.
Caso Raggi, poveri illusi se credete che il Movimento 5 Stelle possa soccombere.
«Datemi qualcuno Luigi, siamo senza Ama e senza assessore. Io un’altra così non la trovo. O mi dite cosa fare o andiamo a casa». Poi conclude: «Così noi andiamo a casa. Lei (Muraro, Ndr) è l’unica che sa come funzionano queste cose».
In questa frase, pronunciata secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano da Virginia Raggi in una telefonata intercorsa lunedì notte con Luigi di Maio, c’è tutto il dramma non solo della giovane sindaca ma dell’intero Movimento 5 Stelle, che sta scontando da una parte l’inesperienza nella gestione della cosa pubblica – la capacità di fare nomine giuste rientra nella categoria – ma soprattutto la mancanza di una classe dirigente “interna”. L’attuale caos della giunta Raggi, solo parzialmente risolto dall’intervento di Beppe Grillo, sta tutto qui: nel non aver individuato immediatamente le persone giuste e con un profilo compatibile con le aspettative di un elettorato stanco di inciuci e personaggi buoni per tutte le stagioni. Doveva (e poteva) essere automatico, visto che la ragion d’essere e il “mantra” del M5S è proprio quello del cambiamento. Se si è privi di traiettoria, si procede a tentoni. E non ci può dire bene tutte le volte.
Occorreva essere coerenti, presentare profili qualificati per ogni settore senza incappare nei soliti faccendieri del sottobosco capitolino e, soprattutto, dire sempre e comunque la verità ai cittadini. Poche regole, semplici e chiare.
Azzeramento dell’esistente e ricostruzione.
Gli outsider 5Stelle come i nuovi Romolo e Remo, i “rifondatori” di Roma.
E chiaramente Raffaele Marra, ex collaboratore di Alemanno e Polverini, e Paola Muraro, non rientrano nella categoria del nuovo che avanza.
Serve coraggio, ragazzi; serve coraggio Virginia, tanto più in una Capitale che nel frattempo sta franando ed implodendo su se stessa, avviluppata in un potere marcio e trasversale fatto di relazioni e intrecci difficili da sbrogliare e persino da individuare con chiarezza. È indubbio che mollare posizioni o rendite di potere non piace a nessuno e la guerra ve la faranno, senza esclusione di colpi. È la politica bellezza, e non è roba da educande.
Per dirla con il sociologo Max Weber, la politica è scontro, non è morale: chi si vuole occupare di politica deve mettere in preventivo che essa è competizione, è sconfiggere l’avversario, è responsabilità di compiere le scelte più opportune.
Se il MoVimento saprà superare questa impasse sarà una lezione salutare per tutti, un vaccino.
Si può e si deve essere onesti ma si deve essere anche competenti e scaltri. Una cosa, non esclude l’altra. La retorica dell’ “Uno vale uno”, abbiamo visto, non funziona. Perché non siamo tutti uguali, ognuno di noi ha le sue attitudini, la sua sensibilità, le sue competenze, le sue forze e le sue debolezze. La politica intesa aristotelicamente come amministrazione della “polis” per il bene di tutti, uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano, va benissimo. Ma sul piano astratto, utopico, ideale. Poi, necessariamente, i migliori devono emergere e i non adatti vanno scartati, proprio per assicurare a tutti i cittadini dei risultati, oltre che delle promesse.
E basta per favore anche con i troll che invadono il web con teorie complottiste, post e commenti deliranti su non meglio identificati poteri forti – persino su poteri “oscuri” – e sugli immancabili giornalisti “servi del potere” ch,e per carità, nel nostro Belpaese abbondano, ma ci sono anche quelli che cercano di analizzare, ragionare e scrivere secondo coscienza e soprattutto secondo deontologia professionale.
In questi giorni, del resto, autorevoli esponenti del MoVimento hanno ammesso che non serve dare sempre la colpa alla stampa “brutta e cattiva” quanto piuttosto chiedere scusa e andare avanti.
Detto questo, due considerazioni strettamente legate fra loro: la prima riguarda proprio il ruolo dei mass media.
“Chi di giustizialismo ferisce di giustizialismo perisce… non aspettavamo altro che un passo falso per massacrarvi a dovere”…. Deve essere stato più o meno questo il pensiero pressoché unanime della classe giornalistica nostrana che, se da sempre ha nei confronti dei 5 Stelle un atteggiamento quantomeno pregiudizievole, in questi giorni sta decisamente esagerando. In fin dei conti si stanno scrivendo paginate di giornali, aprendo edizioni di tg e costruendo interi talk show su una possibile violazione di legge di un assessore, Paola Muraro, ipotizzata in seguito a un esposto di parte con pena una sanzione amministrativa fino a 26 mila euro quando, come ben sappiamo tutti, negli ultimi anni a Roma, anche prima che esplodesse lo scandalo di “Mafia Capitale” i reati per i quali consiglieri e assessori sono finti impantanati in guai giudiziari erano roba come corruzione, concussione, ricettazione, associazione a delinquere anche di stampo mafioso, peculato etc… Se vi fosse stata sempre, da parte della stampa e dell’opinione pubblica, anche solo un decimo dell’intransigenza etica e delle pretese di trasparenza che si stanno invocando in questo caso, Roma e l’Italia sarebbero adesso un Eden di giustizia e legalità.
Seconda considerazione: i vari trombati di tutti i partiti e i vecchi arnesi da rottamare dovrebbero avere la decenza di tacere, dato che se la Città Eterna è diventata una cloaca quasi ingestibile, la colpa è loro e dei loro clientes piazzati nei posti chiave. Non certo di Di Maio o dell’avvocato Virginia Raggi. E non vi affannate a cantare inni funebri, che per voi tanto non ci sarebbe comunque speranza. Col defibrillatore non si resuscitano i cadaveri e i miracoli, dicono, li faceva un signore più di duemila anni fa ma poi ha smesso pure lui. Nessuno nega che Virginia Raggi, il direttorio, il mini direttorio (che ha mollato), Di Maio e tutti quelli coinvolti in questa storia abbiano le loro colpe ma chi scrive, in coscienza, e qui ritorniamo alla frase di Raggi con cui si apre il pezzo, crede che più che altro abbiano commesso un peccato di ingenuità, di inesperienza. E ovviamente scontano la loro intransigenza.
E dalla piazza di Nettuno l’istrionico Grillo ancora una volta ha dovuto prendere in mano la situazione, ha dovuto infondere carica e nuova linfa. Ma da qui a cantare vittoria e a credere (o sperare) che questa impasse su Roma, seppur da non sottovalutare, possa essere la tomba del MoVimento 5 stelle o possa far registrare un’emorragia di consensi- sui giornali si è letto e in qualche chiacchiera da talk si è sentito pure questo – ce ne passa.
Mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. O celebrare il de profundis senza il cadavere.