Pubblicità Progresso. La famiglia perfetta secondo Coca Cola
L’obiettivo della pubblicità è in primis quello di vendere un prodotto ma anche quello di veicolare un’immagine positiva e vincente di un brand. Secondo Coca Cola, almeno da quello che ci viene proposto nell’ ultimo spot televisivo dal titolo “Pool boy” che su YouTube viaggia già oltre le 70mila visualizzazioni, l’immagine positiva e vincente sarebbe quella associata ad una famiglia così composta: ragazzina adolescente in preda a bollenti spiriti alla vista di un belloccio e prestante addetto alla pulizia della piscina con addominali scolpiti in bella vista, fratello gay con imbarazzante maglietta rosa (alla faccia degli stereotipi e delle banalizzazioni) che spasima dalla finestra per il medesimo soggetto e, dulcis in fundo, madre abbigliata con improbabile vestitino floreale in stile Lolita che, neanche a dirlo, si fionda anch’essa alla conquista della “preda”. Avendo la meglio, peraltro, visto che è lei a porgere al belloccio una rinfrescante bottiglietta di Coca Cola ghiacciata.
Della serie: la rivincita delle milf.
Non osiamo immaginare quale sarebbe potuto essere il ruolo del padre, qualora fosse stato presente in questo surreale quadretto familiare. Meglio non sapere, visto l’andazzo…
Orbene, ognuno sceglie di rappresentare il modello di società e finanche di nucleo familiare che più ritiene consono alla propria mission, al proprio target e ai propri obiettivi commerciali. Nulla questio.
Si dà il caso però che proprio in queste ore un altro colosso, un brand conosciuto a livello internazionale quanto la nota bibita leader nel mercato dei soft drink, vale a dire Nivea, noto marchio di prodotti per la cura del corpo e della pelle, sia stato costretto
a ritirare la pubblicità di un deodorante in quanto tacciata di “razzismo“.
E cosa avrà mai mostrato, di grazia, per essere accusata di ciò? Una donna di spalle che indossa un accappatoio bianco e la scritta “bianco è purezza”.
Lo spot, pubblicato sulla pagina Facebook del marchio, è stato subissato di critiche dagli utenti del social network e l’azienda non solo ha ritirato e bloccato l’intera campagna pubblicitaria, ma si è pure scusata: “La discriminazione deve essere esclusa in tutte le decisioni e in tutti i settori delle nostre attività. Siamo profondamente dispiaciuti per chiunque possa essersi sentito offeso”…
Arduo davvero trovare il nesso fra il concetto di “razzismo” e il deodorante. Chiarissimo invece l’intento, per quanto maldestro e caricaturale, di Coca Cola di “sdoganare” un modello di famiglia alternativo a quella tradizionale, col risultato di ridicolizzare la figura del ragazzino omosessuale e persino quella della madre in “competizione” con la figlia adolescente (e col figlio).
Le femministe non hanno nulla da dire sull’immagine della donna proposto? E le associazioni che si battono contro le discriminazioni nei confronti degli omosessuali sono orgogliosi dello stereotipo gay/maglietta rosa shocking? E che dire del bel giovanotto di turno con gli addominali tonici, non è forse questa una semplificazione sul tema dell’uomo oggetto? Oppure, care le mie femministe, la donna oggetto vi scandalizza mentre l’uomo oggetto vi attizza?
Evidentemente gli indignati a comando in servizio permanente sui social – che ormai hanno il potere di far chiudere trasmissioni e di far ritirare spot pubblicitari, ma questo è un altro discorso – sono troppo impegnati a tenere alta la bandiera dell politically correct per pensare a tali quisquiglie. Vuoi mettere quanto sia razzista la purezza di un deodorante? O è la parola “bianco” a non poter più essere utilizzata in nessun contesto? Meglio stapparsi una Coca e non pensarci più.
A questo Link lo spot Coca Cola: