Il sindaco di Riace vittima di uno Stato fascista e di una legge che manganella i giusti 

Mimmo Lucano con Saviano e Boldrini

 

Secondo gli illustri esponenti della sinistra al caviale spruzzata di champagne rosè i pm sono belli bravi e democratici solo se indagano Matteo Salvini e Berlusconi ma se osano toccare un loro protetto allora la magistratura diventa il braccio armato di uno “Stato autoritario con pulsioni fascistoidi”. Così si esprimono il testimonial della Rolex in maglietta rossa, alias Gad Lerner, fra un week end a Portofino e una colazione sul faraonico yacht dell’ingegner De Benedetti tessera n.1 del Pd e il noto copiaincollatore Saviano.
Sono disperati. I loro baluardi stanno cadendo ad uno, non solo i feudi rossi – da Cascina a Cinisello Balsamo espugnate dai leghisti Ceccardi e Ghilardi – ma anche i loro uomini simbolo. In principio fu la disfatta elettorale del sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, adesso addirittura uno dei loro più acclamati eroi del multiculturalismo viene arrestato e condotto ai domiciliari. Un cortocircuito inaccettabile. I neuroni vanno in tilt, la bile sale e la giugulare si ingrossa. Roberto Saviano, ormai in preda a deliri non più controllabili, arriva a dare la colpa di un’inchiesta partita due anni fa, all’attuale Governo: “Questo governo, attraverso questa inchiesta giudiziaria, da cui Mimmo saprà difendersi in ogni sua parte, compie il primo atto verso la trasformazione definitiva dell’Italia da democrazia a stato autoritario”. E ancora, riferendosi al ministro Salvini: “Il suo uso politico di questa inchiesta giudiziaria è il primo passo verso uno stato autoritario, nelle azioni di Mimmo Lucano non c’è mai finalità di lucro, ma disobbedienza civile”. Ricordiamo, per amor di cronaca, che quelli che il vate pro immigrazionista derubrica a “disobbedienza civile” sono in realtà gravi reati quali favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, anche con matrimoni di comodo, e affidamento fraudolento del servizio di raccolta rifiuti. A quanto pare per Saviano le inchieste e la magistratura si rispettano solo quando ci va di mezzo la Lega. Ancora più comica – se non fosse tragica – l’affermazione dell’ormai mammo a tempo pieno Niky Vendola secondo il quale “la legge è il bastone nelle mani del potere costituito”. Si sa, per questi sinceri democratici siamo tutti uguali di fronte alla legge ma alcuni sono più uguali di altri. Orwell docet. E si sa pure che al peggio non c è mai fine e in questo assurdo “soccorso rosso” nei confronti di chi favorisce l’ immigrazione clandestina il podio lo conquista l’incredibile dichiarazione dell’attore Beppe Fiorello, che ha interpretato il sindaco di Riace in una fiction targata Rai per magnificarne “l’impegno umanitario”. “Tutto il mondo è paese”, questo è il titolo, sarebbe dovuta andare in onda lo scorso inverno ma i guai giudiziari del soggetto ivi rappresentato in odor di santità ne hanno rimandato la messa in onda. L’attore ha scritto sui social: “Crederò in te più di prima. Qualcuno si porterà sulla coscienza la vita di un uomo straordinario, io lo so che Mimmo non sopporterà questa vergogna, ora cerco parole per difenderlo ma mi rendo conto che non va più difeso, va amato come lui ama il prossimo”. Al di là delle stucchevoli dichiarazioni, che lasciano il tempo che trovano, rimangono sul tavolo alcuni interrogativi legati al servizio pubblico radiotelevisivo e alla sua funzione.
Una funzione totalmente assoggettata ad una narrazione di Paese creata ad hoc da una certa sinistra e totalmente disancorata al reale. Il sistema dell’accoglienza targato Pd ha creato più indagati che integrati ma per la Rai, non solo per la produzione di fiction ma per l’intero settore informativo, in questi anni la priorità è stata quella di mostrare un modello positivo di integrazione e convivenza pacifica. La verità è che l’azienda, come ha recentemente affermato il consigliere del cda Giampaolo Rossi, è fuori sincrono con il Paese.

 

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