E l’assessore pro Tav di Marino finì nei guai per ndrangheta
Il sindaco di Roma Ignazio Marino è una calamita per i guai. Anzi, una calamità. Chiunque si avvicini a lui viene travolto. Oggi tocca all’esponente Pd Stefano Esposito, il piemontese convinto pro Tav che ha deciso di sacrificarsi e di fare l’assessore ai Trasporti del disgraziato gabinetto democrat.
Esposito è stato chiamato in causa durante il processo San Michele sulle infiltrazioni delle cosche calabresi in Piemonte da un imprenditore valsusino, tale FerdinandoLazzaro, che è imputato nel processo. In aula Lazzaro ha detto che nel 2012, quando l’inchiesta non era ancora partita ma i cantieri dell’Alta velocità Torino-Lione erano sotto scacco degli antagonisti e quando l’intera opera era quotidianamente messa in discussione, lui stesso era riuscito a fare intervenire «in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf» pur di partecipare alla gara.
E chi sarebbe l’esponente politico al quale l’imprenditore sfiorato dalle accuse di ‘ndrangheta si sarebbe rivolto? Esposito, appunto, come si legge in un rapporto stilato dai carabinieri del Ros e presente negli atti dell’inchiesta.
Secondo i Ros erano le «cosche crotonesi a voler partecipare ai lavori per il Tav in Valle di Susa attraverso ditte di movimento terra di soggetti intranei o comunque vicini alla consorteria». Sempre secondo il reparto operativo speciale dei carabinieri nel 2012 Lazzaro e l’imprenditore Giovanni Toro (anche lui imputato) pur non facendo parte delle cosche «di fatto pongono a disposizione del sodalizio mafioso le proprie realtà imprenditoriali, compiendo anche atti diretti a scoraggiare eventuali concorrenti». Nello specifico, si legge nel rapporto dei Ros agli atti, l’associazione di imprese Cmc (che aveva ottenuto da Ltf i lavori del Tav) aveva tentato di sganciarsi da Lazzaro. E l’imprenditore, a sua volta, per ottenere un atteggiamento «più indulgente» nei suoi confronti, si era rivolto ai politici piemontesi come Esposito.
Ora, ovviamente questo accostamento non significa nulla. Sono molte le pressioni alle quali devono dare conto gli esponenti politici che fanno il tifo perché un’opera – sacrosanta come la Torino-Lione – si faccia e in fretta. Ma, a ruoli invertiti, cosa sarebbe successo se un neo assessore di centrodestra, corso in soccorso di una giunta azzurra travolta da uno scandalo come Mafia Capitale, si fosse trovato nella medesima situazione e fosse finito in un’inchiesta sulla penetrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici di un’opera?
Semplice. La stampa rossa sarebbe insorta a chiederne la testa. Non succederà, ed è giusto che non succeda. A patto che però ci si ricordi che non basta un’accusa a fare di un politico un mafioso. E che forse ci vorrebbe maggiore attenzione nella selezione della classe politica, a maggior ragione quando si tratta della ‘ndrangheta. E tanto più se si è commissari del Pd di Ostia come Esposito, luogo simbolo dove in nome della mafia e dell’antimafia si sta combattendo una battaglia idiota tra Cinque Stelle, l’associazione libera di Don Ciotti e il Pd.
Secondo i grillini l’assegnazione dela gestione del litorale sarebbe avvenuta «per affidamento diretto senza bando pubblico» quando, per Statuto, Libera non potrebbe farlo. Un ostacolo che secondo i 5 Stelle sarebbe stato aggirato grazie «all’affidamento dei servizi della spiaggia libera ex-Amanusa assieme a Uisp solo come portatrice di eventi per divulgare mezzi e strumenti nella lotto contro le mafie». Tuttavia, sostiene il M5s, «da quando ha avuto l’affidamento nulla di ciò è mai stato organizzato» e l’ultima iniziativa in tal senso risale al 2011. A Libera, inoltre, viene contestato anche il silenzio sui maxi appalti e sulla gestione degli appalti pubblici nel litorale.
Secondo l’ex magistrato Alfonso Sabella, altro presunto salvatore della giunta Marino come assessore alla Legalità «Ostia è una palude». In ballo c’è un bando per la gestione della spiaggia affidato a Libera che ha fatto infuriare M5S: «Attenzione a quello che si sta facendo. Attaccare il bello, il buono, il giusto è folle. Difendo il lavoro dei ragazzi di Libera a Ostia – ha aggiunto Sabella – perché hanno portato un modello mentre il Movimento 5 Stelle non ha mai supportato la battaglia che continuiamo a portare avanti a Ostia per il ripristino dellalegalità, non ha detto nulla quando i muri e le
barriere si alzavano. Sono veramente indignato e disgustato da questo atteggiamento». Anche Libera è su tutte le furie: «Invitiamo il Movimento 5 Stelle a ritirare entro oggi quanto detto all’interno del dossier su Ostia e consegnato alla commissione Antimafia altrimenti siamo pronti ad andare in Procura e a fare una querela ufficiale. La mafia sul territorio c’è e noi l’abbiamo conosciuta e la combattiamo. Noi non facciamo Twitter ma portiamo i documenti in Procura e nessuna forza politica può permettersi di fare attacchi criminali», ha aggiunto la rappresentante di Libera.
Ps Quanto sia utile uno come Esposito nella giunta capitolina, poi, lo lascio dire allo stesso assessore piemontese catapultato nella Capitale: «Roma ha bisogno di interventi strutturali. Io sono arrivato per questo, per mettere in campo provvedimenti spesso impopolari. Se non si riesce in questo io sono del tutto inutile – ha detto Esposito all’Ansa – perché ci sono persone molto più brave di me a gestire l’ordinario». E la ‘ndrangheta se la ride… Amen.