L’America e l’Obamacare
Una delle riforme che i repubblicani contestano di più a Obama, e conseguentemente anche a Hillary Clinton, sua naturale prosecutrice, è l’Obamacare (Patient Protection and Affordable Care Act), varata nel 2010 ed entrata definitivamente in vigore nel 2014. La riforma ha cercato di dare una risposta a un problema oggettivo: 48 milioni di persone (il 15,4% della popolazione) senza copertura sanitaria. Tre le novità previste: le compagnia assicuratrici non possono rifiutarsi di vendere le polizze anche ai cittadini malati o affetti da patologie croniche (prima lo facevano); sono previsti sgravi fiscali e sussidi a un numero di cittadini americani più largo rispetto al passato, permettendo anche a chi ha un reddito medio-basso di acquistare una polizza, e viene estesa la copertura Medicaid riconosciuta ai poveri (ma una sentenza della Corte suprema del 2012 ha riconosciuto ai singoli Stati il potere di decidere in merito); infine è stabilito per legge l’obbligo per ogni cittadino americano di contrarre un’assicurazione sanitaria. Grazie all’Obamacare il numero di americani senza alcuna forma di copertura sanitaria è sceso all’8,6% della popolazione.
Dopo alcuni anni, però, cominciano a trapelare i primi problemi. Il costo dell’Obamacare nel 2017 aumenterà in media del 25% in 38 Stati su 50. Nel 2015 l’aumento era stato contenuto (2%), mentre quest’anno è stato del 7%. Questi dati forniscono un assist importante a Donald Trump, che conferma il suo obiettivo di smantellare la riforma se sarà eletto. “L’Obamacare deve essere bocciata e sostituita da qualcosa che costi di meno alla gente altrimenti questo Paese sarà in problemi ancora più gravi” ha detto Trump in Florida, uno degli stati chiave (assegna 29 grandi elettori sui 270 necessari per vincere le elezioni) e ancora in bilico.
Lo staff di Hillary Clinton ha replicato sottolineando che Trump vuole semplicemente “affossare l’Obamacare e togliere l’assistenza sanitaria a 20 milioni di persone”. Ma Clinton, che per prima quando era First lady negli anni ’90, provo (ma fallì) a cambiare il sistema sanitario degli Stati Uniti, è consapevole dei problemi insiti nell’Obamacare. Pur senza prendere le distanze da Obama la portavoce di Hillary, Julie Wood, ha chiarito che la candidata democratica “vuole andare avanti costruendo sui progressi che abbiamo già fatto ma vuole mettere apposto quello che non funziona”. Che tradotto dal politichese vuol dire questo: porre maggiore attenzione ai costi.
La riforma rischia di fallire? L’amministrazione Obama prova a rassicurare la popolazione: i tre quarti delle persone, secondo la Casa Bianca, potranno trovare piani assicurativi a meno di cento dollari al mese, beneficiando dei sussidi federali. Ovviamente questo ricadrà sul bilancio dello Stato. Dal 1° novembre al 31 gennaio i cittadini possono sottoscrivere le polizze. Chi decidesse di non assicurarsi per il 2017 rischia una multa di almeno 700 dollari.
Inutile negare che i problemi ci sono: in diversi Stati è già arrivato il via libera a rincari tra il 25 e il 50% per permettere alle compagnie di continuare a offrire polizze sul mercato. Molte assicurazioni, infatti, hanno iniziato a tirarsi indietro dopo le forti perdite registrate, pari a centinaia di milioni di dollari. Proprio per queto sul sito HealthCare.gov un utente su cinque troverà solo le offerte di un’assicurazione. Questo potrebbe creare fastidiose disparità: in alcuni Stati la scelta potrà essere fra decine di polizze, in altri, invece, ci sarà solo un’opzione. Il governo federale deve trovare il modo di gestire la rivolta delle assicurazioni. Perché se da un lato la legge di Obama può obbligare i cittadini ad assicurarsi, non può però obbligare le compagnie a offrire polizze ad hoc per la riforma. “È una questione di interessi, con i numeri (degli assicurati) che possono fare la differenza. La Casa Bianca si aspetta 11,4 milioni di sottoscrizioni, in aumento dai 10,5 di quest’anno. Ma di questi un numero compreso tra i cinque e i sette milioni non riceverà alcun sussidio, quindi dovrà pagare a prezzo pieno.
A conti fatti il successore di Obama dovrà necessariamente mettere mano alla riforma. La battaglia è sul come. Le ricette sono due: modificare l’Obamacare oppure cancellarla. La scelta l’8 novembre tocca agli americani.