Veniamo adesso a quanto accaduto sui mercati nell’ultimo trimestre.
La Deutsche Bank ha annunciato l’ennesimo piano di ristrutturazione.
Con 1,3 trilioni di attività e 43 trilioni di derivati, difficilmente la costituzione di una bad bank, la cessione di talune attività e la riduzione della leva per 288 mld di euro, potranno bastare ad evitare, ormai in extremis, il disastro bancario più grande della storia.
Sino ad oggi, la più grande bancarotta fu quella della Lehman Brother che nell’anno del fallimento deteneva attività inferiori di circa il 50% rispetto a quelle attualmente detenute dalla Deutsche, ed è per questo che un default della banca tedesca rischierebbe di produrre un impatto certamente più amplificato sul sistema finanziario globale.
Come la salveranno? con soldi pubblici ovviamente. Ma quali e soprattutto da queli tasche? Questo governo dovrà dire NO a qualunque prelievo dalle tasche degli italiani. Ci pensino e si tassino i tedeschi per la loro banca. E no a qualunque programma UE o di qualche fondo salvastati o altro.
Un altro dato che merita grande attenzione è quello relativo all’ammontare dei titoli di stato con rendimento negativo.
Sono stati raggiunti nel mese di Giugno 13 trilioni di dollari a livello mondiale.
In Francia, Olanda, Austria, per citare solo alcuni paesi, i rendimenti sono negativi sino alla scadenza decennale, mentre in Svizzera il 100% dei titoli di stato in circolazione hanno un rendimento negativo. In Germania i rendimenti sono negativi sino alla scadenza ventennale e circa il 90% dello stock dei titoli di stato tedeschi emessi hanno un rendimento negativo.
Secondo i dati forniti da Bloomberg il 40% delle obbligazioni di tutto il mondo in circolazione rendono meno dell’1% e questo prima dell’inflazione.
La caccia al rendimento sta portando a delle distorsioni evidenti.
Due esempi:
– i titoli greci a 10 anni rendono praticamente quanto i treasury americani a 10 anni;
– l’asta dei titoli italiani con durata a 50 anni ha visto una domanda di 6 volte superiore all’offerta.
In questo contesto il prezzo dell’Oro verso il dollaro ha superato il massimo degli ultimi 6 anni. Verso la sterlina, il dollaro canadese, il dollaro australiano, la rupia indiana, l’Oro è al massimi storico. La Russia continua ad essere il maggior acquirente, seguita dalla Cina. Lo stock di riserve di questi due paesi è ad un passo dallo stock dell’Italia (terzo paese al mondo per riserve) e della Francia (quarto paese).
L’Oro a buon mercato non potrà durare ancora per molto e ciò anche a causa di un accelerazione dell’uscita dal dollaro.
Il rinnovato interesse sulle criptovalute, con l’annuncio di Facebook dell’imminente lancio di una sua cripto moneta – la Libra – per trasferire denaro all’interno delle sue applicazioni (Messenger, Instagram e Whatsapp), appare un altra tappa importante nel ridimensionamento del ruolo del sistema bancario nell’intermediazione dei pagamenti.
Oltretutto, se la Libra sarà anche garantita da asset reali in virtù della presenza nel consorzio dei gestori, di molti colossi della tecnologia, della finanza e delle telecomunicazioni, allora potrebbe nascere un sistema di scambio efficiente e chissà forse più sicuro dell’attuale.
D’altronde il dollaro, l’euro e le altre valute, non avendo più alcun aggancio con attività reali, hanno perso da tempo il ruolo di riserva di valore ed inoltre con i tassi negativi, ci troviamo nella situazione opposta e cioè di distruzione di valore.
Concluderei con un breve commento sull’andamento sorprendente, in senso negativo, del prezzo dell’Argento che risulta evidente dal livello raggiunto dal Gold/Silver ratio.
Erano circa 30 anni che il Silver non era così basso rispetto all’Oro e negli ultimi 100 anni era accaduto solo altre due volte di avere un ratio sopra il livello di 92.
Ci vogliono 92 once di Argento per comprare 1 sola oncia d’Oro.
Accadde’ nel 1940 all’inizio della seconda guerra mondiale (ratio a 97) e nel 1990 quando superò per un brevissimo periodo il valore di 100.
Vorrei ricordare che annualmente si estraggono once per un rapporto tra i due metalli di circa 1 a 10 (per ogni oncia d’Oro, dieci once di Argento) e che lo stock di riserve di Argento è di fatto irrisorio rispetto allo stock di riserve di Oro.
In India, dove la domanda di investimento è molto sensibile ai prezzi dei due metalli, si è assistito negli ultimi 9 mesi ad un esplosione degli acquisti di Argento.
Le esportazioni di Silver dall’America all’India sono cresciute in maniera esponenziale e negli ultimi 6 mesi hanno superato di oltre tre volte le importazioni dell’intero 2017.
Le miniere di Argento continuano a salire, pur in presenza di un prezzo dell’argento nell’area 15 dollari per oncia, e questo lascia immaginare che tali valori dell’argento siano poco sostenibili e che il mercato si attenda a breve un riallineamento tra i due metalli.
Sembra strano che le bullion banks, nonostante abbiano la possibilità di prendere a prestito dalle banche centrali l’Oro per far fronte alla domanda, stiano perdendo forza nella capacità di gestire il prezzo del Gold, mentre riescano ancora a mantenere un forte controllo sull’Argento.
Ricordiamo che l’investigazione avviata lo scorso anno sulla banca JPM, dal dipartimento di giustizia americano, a seguito delle dichiarazioni di un trader della banca stessa, è ancora in corso. Dopo circa un anno dall’avvio dell’indagine, uno degli analisti sull’argento più conosciuti a livello internazionale (Ted Butler) ha pubblicato alla fine di Giugno un articolo dal titolo “Perché JPM è al di sopra della legge?” spiegando in dettaglio le motivazioni di questa domanda chiaramente provocatoria!