Razzismo e pandemia.
La Scienza da risposte su tutto e, quando non arriva a darcene, consente in ogni caso di osservare ed affrontare il problema, a patto di saper individuare una soluzione utilizzando una sequenza di fatti analizzando attraverso la logica e deduzione di conseguenze.
Il popolo Italiano, storicamente, non è un popolo razzista ne è ammissibile oggi affermare che esista a livello istituzionale o para-istituzionale un qualsiasi movimento politico o di opinione che persegua ideologie razziste.
Eppure abbiamo visto sul tema immigrazione, ad esempio, l’impossibilità nel nostro paese di esprimere una diversa opinione o anche strategia su determinati eventi, senza essere tacciati di razzismo.
L’ultimo incontro si concludeva con un sospeso, ovvero, per quale ragione esiste una ideologia che dichiari “razzista” ogni dubbio legittimo posto su determinate scelte politiche e sociali. In effetti per poter rispondere a questa domanda occorrono altri ragionamenti su altri eventi.
La attuale pandemia ci fornisce un altro splendido esempio di valutazione logico deduttiva in tal senso. Peraltro trattandosi di un argomento scientifico ci consente di unire tutti gli aspetti discussi nei nostri tre precedenti incontri.
Il punto di partenza è sempre il medesimo, ovvero partire da fatti e trarre delle conseguenze logiche, attraverso le quali un comune cittadino possa farsi delle idee proprie che non siano dati già analizzati da altri od opinioni altrui.
E’ fine novembre quando le prime informazioni sul virus, successivamente denominato COV – 19, arrivano dalla Cina, dal noto distretto industriale di WUHAN (una città di 10 milioni di abitanti in una regione di 60 milioni di abitanti..). A Gennaio le notizie ufficiali parlano di una epidemia e della chiusura in quarantena di tutto il distretto, ovvero, come accennato sopra, una regione popolata come l’Italia. Si succedono le notizie sui decessi ed i contagiati (alla fine si parlerà di circa 80 mila contagiati e di circa 3 mila decessi).
I fatti, riportati, a cui si deve far riferimento, sono pertanto i seguenti: un virus sconosciuto, la quarantena per una regione di 60 milioni di abitanti chiusa “ermeticamente” e circa 3 mila vittime. In riferimento al virus, a tutt’oggi sconosciuto, molte notizie sono arrivate dalla Cina prima che iniziasse la sua propagazione tra la nostra popolazione; si è parlato fin da subito di asintomaticità, di lungo tempo di incubazione e di decessi contenuti rispetto al numero di contagiati, ma pur sempre con una percentuale superiore alla media delle normali epidemie influenzali (su questo ultimo aspetto sono ancora in corso ampi dibattiti scientifici).
In ogni caso, da gennaio il comune cittadino è stato letteralmente bombardato di notizie in un senso e nel senso opposto, ovvero pro o contro la pericolosità di questo virus, anche riportate da illustri scienziati. Per cui come fa una persona comune, senza basi scientifiche, a farsi una opinione legittima su ciò che stava avvenendo e pertanto comprendere anche quel che sta avvenendo ora?
Procediamo per gradi. La notizia a cui si deve far riferimento è: virus sconosciuto, chiusura di una regione di 60 milioni di abitanti, 3 mila vittime.
Cosa c’è in queste tre informazioni, che non possiamo reputare false, in quanto provenienti da ufficiali fonti Cinesi e riportate da tutte le fonti di informazione mondiali, che possa definire una conseguenza logica dei fatti?
Oggi sappiamo che nel nostro paese, tra i più evoluti al mondo dal punto di vista sanitario, vi sono 2 mila decessi al giorno per varie ragioni (età , malattie, incidenti, omicidi etc). Pertanto in che modo una notizia di 3 mila decessi in 4 mesi, in una regione paragonabile alla nostra Nazione in quanto a popolazione, ma presumibilmente non maggiormente protetta e tutelata quanto la nostra da un punto di vista sanitario, ovvero la regione con capoluogo Wuhan, possa rappresentare un allarme, quando, con ogni probabilità, 3 mila decessi in quella medesima regione avverranno in un solo giorno?
Inoltre perché le fonti ufficiali parlano di quarantena totale per l’intera popolazione già a gennaio per un virus sconosciuto? Si potrebbe ragionare dicendo che è stata la chiusura ermetica della regione a determinare il limitato numero di contagiati e di vittime. Se questa è l’unica conclusione valida possibile, assumendo per vere tutte le notizie ufficiali provenienti dalla Cina, allora dovrebbe essere lecito chiedersi immediatamente perché nel nostro paese non si siano presi provvedimenti immediati fin da subito, ovvero fin dalla fine di gennaio (31 gennaio data della proclamazione dell’emergenza da parte della OMS e da parte del nostro stesso governo)?
La logica è semplice: notizie dalla Cina vere; chiusura immediata ermetica di una regione di 60 milioni di abitanti; allarme sanitario mondiale il 31 gennaio; chiusura nel nostro paese…..a Marzo….perché a marzo e non prima? Il dibattito nei mesi di gennaio e febbraio è stato tutto incentrato non già su aspetti sanitari e scientifici, ma su razzismo e fascismo. Lo ricordiamo tutti e nessuno può eccepire su questo.
Si è parlato di “razzismo e fascismo” in un contesto scientifico e sanitario.
A fine gennaio ci sono state le elezioni regionali in Emilia Romagna e si parlava di sciacallaggio su chi chiedeva chiusure e chi voleva combattere il virus con la cultura. Per tutto il mese di febbraio si sono moltiplicati gli atti di solidarietà nei confronti di cittadini cinesi, si sono sprecati gli allarmi contro l’allarmismo di chi paventava il pericolo dell’epidemia proveniente dall’est, con aperitivi e cene sociali da parte non solo di rappresentanti politici ma anche da parte di noti, notissimi, opinionisti dei social e della televisione.
Come è possibile che per più di un mese il dibattito, per il comune cittadino, si sia fissato non su aspetti scientifici e su acquisire informazioni di dettaglio dalla Cina, ma su chi fosse più o meno razzista?
Immaginiamo invece lo scenario opposto, ovvero cambiamo la logica: le notizie dalla Cina “non” sono vere. Quale avrebbe dovuto essere la logica conseguenza di un simile ragionamento? Ovvero, abbiamo un virus dalla Cina ma le fonti governative non sono affidabili. Cosa significa? Che il virus è una montatura o che le informazioni sui decessi e sugli infettati sono state censurate? Se si valuta una montatura, perché il 31 gennaio aderire all’allarme dell’OMS? Se al contrario si valutano notizie censurate, ovvero il pericolo è molto più grave, perché non dare immediato riscontro all’allarme del 31 gennaio?
Quindi in ogni caso, comunque si giri la questione, semplicemente prendendo atto delle notizie “ufficiali” provenienti dal paese che ha lanciato l’allarme, ed in ogni caso, comunque si valutino tali notizie, la conclusione è che il dibattito di gennaio e febbraio, focalizzato sul razzismo invece che su come contrastare l’emergenza, è stato un dibattito assolutamente artificioso e fuori contesto e che non è comprensibile il ritardo nell’intervento di chiusura una volta aderito all’allarme pandemia del 31 gennaio.
Anche in questo caso non si fa riferimento a numeri, a dati, ad analisi svolte da altri, alle conseguenze di determinate scelte o meno, ma partendo solo dai “fatti” ufficiali, con un minimo di ragionamento, si arriva ad una conclusione in cui il dibattito sul razzismo non c’entra oggettivamente nulla.
La conclusione ulteriore che si dovrebbe trarre da questi “fatti” è che se si ha a che fare con un virus “sconosciuto” l’unica azione che abbia un senso scientifico è di chiudere immediatamente tutte le possibili fonti di infezione. Questo è ciò che la scienza può dire ed è l’unico modo per garantire la non propagazione del virus. Quante volte in questi mesi si è sentito dire “la scienza non da risposte chiare al problema della pandemia”?
Nulla di più falso. La scienza la risposta la ha data subito: chiudere tutto subito. Appena questa informazione è stata trasmessa, subito si sono susseguiti infiniti dibattiti tra razzisti ed anti razzisti, tra scienziati ed altri scienziati, tra dittatura sanitaria e libertà di commercio, mischiando tutto ed il contrario di tutto.
La domanda cosa si può fare con un virus sconosciuto per evitarne la diffusione ha una sola risposta: chiusura e quarantena. Peraltro è anche l’azione messa in atto “ufficialmente” dalla Cina prima che il virus giungesse nel nostro paese.
Quando a questo si replica con problemi economici, non si sta dicendo che la scienza non da risposte, ma che la scienza non da le risposte che ci farebbero più comodo, il che è un aspetto leggermente diverso.
Ma quando di fronte a questa empasse si mette in campo anche il problema del razzismo oltre al problema economico, allora il quadro inizia finalmente a farsi più chiaro e prossimo ad una rappresentazione di un sistema sociale distorto. Ma questo aspetto sarà ulteriormente trattato nel prossimo incontro.
Aggiungiamo qui un altro tassello relativamente ad un aspetto sociale (immigrazione prima, pandemia ora) in cui si è parlato di razzismo in un contesto fuori luogo.
Prima di chiudere però vogliamo recuperare qualche considerazione sulla natura di questo virus.
Nel marasma delle informazioni e controinformazioni una cosa oggi si è compresa bene, ma già era nota fin da dicembre, in realtà, con le notizie ufficiali del governo cinese, ovvero: il virus ha un lungo tempo di incubazione, crea asintomaticità e determina un numero di decessi relativamente basso, ma sempre più alto di una normale influenza. Si è detto tutto ed il contrario di tutto sulla provenienza del virus, ma la tesi ufficiale è che sia un virus “naturale”, ovvero spontaneamente saltato di specie da animali all’uomo per via della promiscuità in certe regioni della Cina.
A fronte di queste note “ufficiali” proviamo a fare delle semplici considerazioni, aggiungendo solo qualche informazione di natura tecnica.
L’acronimo “NBCR” sta per: Nucleare, Biologico, Chimico e Radiologico.
Questo acronimo, molto in voga negli anni 70, in piena guerra fredda, è associato ad una serie di eventi catastrofici che possano avere come cause uno dei quattro concetti scientifici elencati. Ad esempio l’incidente della centrale nucleare di Chernobyl fu un evento Nucleare e Radiologico. L’attenzione verso questi “pericoli” fu massima negli anni 70 per via della corsa agli armamenti non convenzionali, da parte delle due superpotenze USA e URSS. In quegli anni furono sviluppate armi di varia natura a partire da armi già esistenti e sperimentate nelle guerre precedenti: non solo nucleari o chimiche, ma anche “biologiche”. Il “Biologico” in effetti è un tema che fu molto discusso in quegli anni, sia per eventi naturali, quali pandemie, che “artificiali” da utilizzare come armi. Un’arma biologica non è necessariamente “artificiale”, anzi per la verità nella storia furono usati agenti patogeni noti, come la peste, il vaiolo, il colera, l’antrace. D’altronde l’ingegneria genetica ha avuto un enorme sviluppo solamente negli ultimi anni, per cui tutti i protocolli ai tempi della “guerra fredda” erano riferiti ad armi biologiche “naturali” o selezionabili da ambienti naturali. Le ricerche in tal senso per decenni si sono concentrate sull’individuazione e l’isolamento di agenti patogeni da utilizzare come armi. La ricerca, lo sviluppo e l’isolamento di siffatti agenti patogeni, in assenza di tecniche di ingegneria genetica evolute, avvenivano utilizzando cavie animali. Pertanto i laboratori di ricerca biologica possedevano e possiedono anche oggi “stabulari”, ovvero piccole comunità animali, principalmente costituite da ratti o animali simili utilizzati per la sperimentazione.
Nello specifico, un concetto che vale per tutte le armi: si definiscono per le armi “biologiche” armi tattiche e strategiche. Ovvero, armi tattiche, patogeni che causano un elevato numero di decessi nel più breve tempo possibile, in modo da utilizzarle in scenari limitati, ed armi strategiche, patogeni che abbiano un lungo tempo di incubazione che causino asintomaticità e che non determinino un elevato numero di decessi. In natura troviamo un patogeno noto che abbia delle caratteristiche tipiche di un’arma tattica, ed è il virus denominato “Ebola”, in grado di uccidere una persona in 24/48 ore, pertanto non in grado di espandersi troppo a causa dell’inabilitazione quasi immediata dell’organismo ospite. Non esistono invece in natura virus o batteri che presentino le caratteristiche elencate per il COV-19…fino appunto alla comparsa di COV-19.
Laboratori che effettuino studi su agenti patogeni, non sono distribuiti uniformemente nei territori nazionali perché le condizioni di sicurezza richieste sono eccezionali, costose ed ovviamente esiste un margine, limitato, di rischio. A WUHAN , come noto, esiste un siffatto laboratorio. Aggiungiamo che è noto il famigerato filmato andato in onda nel 2015 su un telegiornale di divulgazione scientifica in cui si riportavano studi di ingegneria genetica su un virus dello stesso tipo di COV-19 (inteso come famiglia di corona virus), che riportava studi effettuati a partire da virus animali utilizzando frammenti di RNA provenienti da pipistrelli e pangolini. Immediatamente la giusta risposta della comunità scientifica si è fatta sentire specificando che “quel” virus nulla a che vedere con l’attuale, ed inoltre che l’attuale “non” è ingegnerizzato. Il non essere ingegnerizzato implica che il virus attuale si sia sviluppato naturalmente negli animali…..ma cosa significa uno sviluppo “naturale” negli animali? Come è possibile discriminare tra un virus realmente naturale, ed un virus “selezionato” tra i tanti naturali esistenti, considerando che l’RNA del virus attuale possiede espressioni sia del pipistrello che del pangolino?
Nessun dato tecnico si vuole riportare in quanto non in tema con gli argomenti degli incontri, ma si vogliono solo mettere in fila le considerazioni appena fatte, che altro non sono che fatti reali, ovvero:
le caratteristiche di COVID 19 sono tipiche di un’arma strategica;
non esistono fino ad oggi in natura agenti patogeni con medesime caratteristiche (l’influenza comune non determina ne tempi di incubazione così lunghi ne numero di decessi così elevati, seppur limitati);
la sorgente del virus sembra essere wuhan, dove è presente un centro di ricerche di massima sicurezza su agenti patogeni, dove necessariamente sono presenti “stabulari” con animali da laboratorio su cui effettuare test anche clinici;
già nel 2015 quel laboratorio effettuava studi genetici su virus coinvolgendo le medesime specie animali, seppure comuni per quel genere di studi (almeno il pipistrello, molto meno il pangolino);
le informazioni sullo sviluppo dell’epidemia provenienti dalla Cina sono considerate da tutti non sufficienti a spiegare la quarantena associata ad un numero così ristretto di casi dichiarati e decessi associati, in un’area in cui la mortalità giornaliera è superiore a quella del totale di decessi ufficialmente dichiarati nei 3 mesi di epidemia e chiusura.
Al prossimo incontro.