La scuola contro Renzi.
L’ARRABBIATURA DELLA SCUOLA
“Ho tanti rimpianti, uno è la scuola. Abbiamo messo 3 miliardi ma siamo riusciti a fare arrabbiare tutti. Bisogna essere bravi per riuscirci. Evidentemente qualcosa non ha funzionato”. Il rammarico più grande per Matteo Renzi rischia di divenire la scuola pubblica italiana. Nel caso il premier dovesse perdere il referendum previsto per Domenica 4 Dicembre, infatti, diverrebbe rilevante la mancanza di voti provenienti da uno dei bacini storici del centrosinistra. La legge 107 avrebbe dovuto rappresentare una panacea contro la precareità, ma si è tramutata in un enorme caos ed in un inconsueto cementarsi di tutte le figure professionali del mondo scolastico. Un consolidamento, questo, che ha trovato come avversario comune l’idea di scuola promossa dal binomio Renzi-Giannini. La sinistra e i professori, insomma, non si vogliono più bene. Il connubio tra l’Ulivo di Prodi ed il sistema educativo nostrano era evidente. Medesimo legame, poi, era intercorso con Veltroni e Bersani, prova ne sia che Berlusconi non aveva alcuna remora nell’accattare in modo verticale e tonante i “professori di sinistra”, conscio che da quell’ambiente avrebbe tirato fuori solo i voti dei critici della scuola sessantottina. L’emergere del grillismo e la riforma Giannini, invece, hanno messo in discussione la certezza del sostegno elettorale di un apparato sempre più internatua, sempre più legato agli smart mobs, sempre più costante in un’opera di critica feroce verso questo governo, specie per mezzo dei social network. Basta farsi un giro sul web nei centinaia di blog a tema per vederci chiaro. Un insieme di persone sempre massimilista, ma non più necessariamente a sostegno del governo di centrosinistra corrente. Qualsiasi esso sia.
IL BONUS IMPOSSIBILE
Tra gli strumenti dall’odore democristiano che Renzi ha introdotto nella politica italiana ci sono i bonus. Per i docenti abbiamo i 500 euro per l’aggiornamento professionale. Se l’anno scorso bastava presentare la regolare fattura relativa agli acquisti fatti, però, da quest’anno l’utilizzo del bonus è legato ad una complessa procedura online passante per il riconoscimento Spid ed ottenibile per mezzo di quattro portali differenti ( tutti privati). La Cisl Scuola ha diramato a riguardo un comunicato sul proprio sito che recita: “Si sta in sostanza verificando un carico eccessivo di richieste, che il sistema evidentemente non è in grado di reggere tutte contemporaneamente”. Il tutto, in sintesi, sarebbe andato in tilt. Il secondo fattore confusionale è legato alla necessità dell’iscrizione degli esercenti al circuito. Quelli che non sono registrati, insomma, sono tagliati fuori. E i costi di questo servizio? E se gli esercenti ad iscriversi fossero pochi? E se gli unici esercenti ad iscriversi fossero quelli grandi e venissero tagliate fuore tutte le piccole e medie imprese? Quale imprenditore non sufficientemente coperto, d’altro canto, si avventurerebbe dentro un ginepraio burocratico del genere? Domande per ora che restano irrisolte. La sensazione, inoltre, è che ai docenti di questo incentivo una tantum interessi relativamente: quel “restituire valore sociale agli insegnanti” , tanto decantato da Renzi ai tempi delle primarie, non si è ancora verificato e i nostri professori restano tra i meno pagati d’Europa. E se tutto lascia intendere che tra “Buona Scuola”, bonus docenti e bonus studenti ( sistema centrato sulle medesime difficoltà della Spid), siano tutti pronti a recarsi a votare No in massa, ecco che arriva la mossa della disperazione.
LA MOSSA DELLA DISPERAZIONE
Il tentativo di recuperare da una situazione compromessa rispetto l’esito della consultazione di domenica, passa dalla ridiscussione del contratto nazionale del settore pubblico. La rivalorizzazione del ruolo del docente sono solo 85 euro in più. Questo è quello che ne è venuto fuori. Non è chiaro se questa cifra, inoltre, sia rappresentativa della media o dell’effettivo quantitativo di denaro che incrementerà lo stipendio dei professori e del personale Ata a partire dal Gennaio 2017. Sui siti specializzati già si parla di “elemosina” o di “30 denari per il referendum“. Il deprezzamento del ruolo degli insegnanti verrebbe risolto, dunque, dall’ennesimo bonus. Potrebbe esserci, come se non bastasse, un gap tra i fondi previsti dalla legge di stabilità del 2017 ed il milione di euro necessario all’incremento in questione. Renzi, in fin dei conti, prova questa operazione d’ingegneria elettorale per attutire l’arrabbiatura di un intero settore che rischia di fargli perdere la consultazione.
SALTA LA GIANNINI?
Il Ministro dell’Istruzione è tornata recentemente al centro della ribalta per un caso che l’avrebbe vista protagonista mentre era rettore dell’università per stranieri di Perugia. La Giannini, infatti, avrebbe affittato un jet privato per Roberto Benigni e quattro uomini del suo staff, per far sì che questi arrivassero a Bruxelles a declamare Dante nel parlamento europeo. Il costo del volo? 16.400 euro. Una grossa spesa che sarebbe stata giustificata da una gamba ingessata del comico. Non sono passati in sordina gli scambi, seppur molto mediati, intercorsi in questi mesi tra Renzi e Giannini riguardanti la legge 107. La sensazione è che il Presidente del Consiglio abbia individuato un fattore colpevole del calo di popolarità cui, prescindendo l’esisto del referendum costituzionale, è stato vittima in questi mesi. Può saltare il Ministro dell’Istruzione? Mormorii dal palazzo dicono si stia pensando ad una sostituzione in corsa con un’insegnante milanese deputata del Partito Democratico. Specie se Renzi dovesse riottenere il mandato da Mattarella dopo una sconfitta elettorale: sarebbe il fallimento di 1000 giorni di Governo e di tutta la politica riformistica sulla scuola messa in atto in questi mesi.