Fase 2, ma gli adolescenti non sono bambini
Per la legge sono come i bambini. Minori. Il discrimine starebbe nell’avere la maggiore età. Ma per il resto – in teoria – dovrebbero uscire accompagnati. Anche se hanno 16 o 17 anni.
Lo hanno detto e ripetuto in tanti: gli adolescenti sono stati esemplari. Nessuno si è curato di loro, ma loro ti rispondevano che c’era «qualcosa e qualcuno a cui dare più importanza che a noi adolescenti». Responsabili? Fin troppo. Ubbidienti? Fino allo stremo. E ora? Ora che è cominciata la Fase 2 si parla ancora di tutto. Ma gli adolescenti restano invisibili.
Cosa possono o non possono fare? O, meglio, cosa potrebbero fare se solo fosse restituita loro un po’ di quella fiducia che hanno dimostrato di aver già conquistato? Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, se lo chiede e lo chiede attraverso un post sul suo profilo Facebook che ha dato il via a un fiume di commenti.
Perchè in questo avvio di fase 2 il “nulla” detto riguardo agli adolescenti lascia anche spazio al “tutto” che diventa “troppo“. «Ci sono gruppetti e grupponi in giro, appiccicati, con la mascherina sul mento», commentava qualcuno. Questa “libera interpretazione” crea confusione anche tra genitori e figli: nessuna sa più cosa davvero può fare. E intanto in qualche parchetto si sono già riviste le prime partitelle di calcio o i due tiri a basket…
Qui sotto trovate la riflessione di Pellai che ruota attorno a 3 parole: regole chiare, fiducia, patto di corresponsabilità.
non sono dei bambini, gli adolescenti lo hanno già dimostrato.
«È cominciata la fase 2, in mezzo a mille dubbi. Deve essere difficile per chi ci governa capire che cosa permettere e che cosa vietare. La paura che nella fase 2 ci sia una riacutizzazione del contagio è più che concreta. Precauzione sembra essere la parola d’ordine. È più che comprensibile. Ma fermo restando che contenere il contagio il più possibile è la priorità numero uno, un pensiero specifico va rivolto agli adolescenti, che rappresentano forse la categoria meno vista. Infatti, sono stati inseriti nella generale e generica categoria dei minori, senza nessun tipo di distinguo per ciò che li riguarda. Il che significa che le aspettative sulla loro fase 2 sono identiche a quella riservate ai bambini della scuola primaria o ai preadolescenti. Ma gli adolescenti hanno competenze e sono in grado di comportarsi in modo totalmente differente rispetto a bambini e preadolescenti. Se è vero che uso delle mascherine e distanziamento sociale rappresentano i due aspetti più rilevanti per il contenimento del contagio, gli adolescenti appartengono ad una fascia d’età che è perfettamente in grado di adempiere a tali obblighi di legge con totale consapevolezza e in piena autonomia. Inoltre, nella prima fase della pandemia, hanno dimostrato una responsabilità pressochè totale nei confronti degli obblighi di legge che da un giorno all’altro li hanno messi in lockdown, chiusi nelle loro stanze senza alcuno spazio d’azione. Si sono dimostrati non solo obbedienti, ma perfettamente consapevoli di quanto il loro comportamento avrebbe fatto la differenza nella diffusione del contagio. Si sono responsabilizzati e sensibilizzati nei loro social, promuovendo una serie di messaggi che hanno rappresentato un esempio di educazione tra pari, che nessun progetto gestito dagli adulti avrebbe saputo uguagliare in modo così efficace. Noi genitori ci siamo preoccupati che non ce la facessero, presi dalla nostra ansia iperprotettiva. Ma giorno dopo giorno, i nostri figli ci hanno convinto a dismettere la nostra abitudine ad essere “mamme spazzaneve” e “papà elicottero”. Forse a loro oggi non serve far visita a un “congiunto”, ma a un amico del cuore, che per loro vale più di un tesoro, proprio come dice il proverbio. Potrebbero aver bisogno di riabbracciare il proprio ragazzo o ragazza: gli amori in adolescenza non sono questione da poco. Potrebbero organizzarsi con il loro coach della squadra che ne allena su un campo all’aperto due, tre o quattro per volta, rispettando le regole di distanziamento sociale. Per molte specialità sportive questo è più che possibile. Penso che sia fondamentale che loro sappiano che cosa è possibile fare e come farlo in sicurezza per sé e per la collettività. Se “responsabilità “ e “sacrificio” sono state le prime due parole che abbiamo rivolto a loro, in questo momento ne aggiungerei una terza: fiducia. Possiamo allearci con loro e loro possono allearsi fra loro. Penso che tutto questo diventi ancora più importante a partire da metà giugno. Finirà la scuola, avranno davanti un’estate intera da vivere in un modo completamente diverso da ciò che è sempre stato. Essere protagonisti attivi e visibili nella comunità rimanendo collaboratori competenti della prevenzione del contagio: questa è la sfida. E gli adolescenti possono riuscirci. Ma noi dobbiamo dare loro tre cose: regole chiare, fiducia e un patto di corresponsabilità.
Il dibattito è aperto. Penso che questo testo possa essere letto direttamente ai ragazzi e possa essere condiviso e commentato tra noi genitori, docenti ed educatori. i. Ciò che sarà di questa pandemia e di noi di fronte ad essa sarà il risultato del lavoro di squadra che riusciremo a fare, tutti insieme».