Nove morti e cinquanta feriti è il bilancio dell’attentato compiuto a Berlino nella serata di lunedì, l’ennesimo atto terroristico che colpisce il cuore dell’Europa in un anno, il 2016, caratterizzato da un’escalation di terrore che ha sconvolto la vita di tutti i cittadini europei.

Così come l’attentato di Nizza è avvenuto il 14 luglio in occasione della festa della repubblica francese, in un momento di libertà e spensieratezza per i cittadini ma altamente simbolico per lo stato, anche in questo viene attaccata una singola nazione ma in realtà indirettamente tutta l’Europa.

Ogni attentato aumenta la simbologia e la carica emotiva, non solo si uccidono persone comuni ma si attaccano le radici e le tradizioni su cui si fonda la nostra civiltà e comunità. Non è unicamente un attacco al cristianesimo e a tutto quello che rappresenta la religione cristiana per l’Europa, ma un attentato, a pochi giorni dal Natale, che sconvolge ancora una volta le nostre vite. Un evento drammatico e fortemente simbolico poiché antitetico allo spirito e ai valori del Natale cristiano che rappresenta una festività legata alla nascita e che viene invece macchiata di sangue negando, attraverso la morte e l’uccisione di innocenti, il concetto stesso di vita.

Occorre interrogarsi, con un’accresciuta consapevolezza, del perché avvengono con sempre maggiore frequenza attentati di questo genere e avere il coraggio di ammettere che il modello di società su cui si sono fondati gli stati occidentali negli ultimi anni è fallimentare. L’auspicata integrazione di popoli e culture differenti dalla nostra non è avvenuta, al contrario il multiculturalismo ha generato divergenze ormai insanabili che sono sfociate in aperti conflitti.

È necessario ripensare, ancor prima della politica estera, il nostro modo di vivere e interrogarsi se l’abbandono progressivo della nostra identità culturale, storica, religiosa e comunitaria per favorire una mai realmente realizzata integrazione sia stata la scelta giusta.

Francesco Giubilei

 

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