C’è un filo rosso che lega i protagonisti di Mafia Capitale alle vicende che hanno portato all’arresto di Marcello Dell’Utri e Claudio Scajola? Ne è convinto il parlamentare Pd Davide Mattiello, componente della commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi. Scrive il deputato democrat: «Dalle ultime evidenze di Mafia Capitale arrivano conferme all’ipotesi di un’unica grande rete di relazioni dedite al crimine». In effetti a leggere gli stralci del rapporto del Ros, emergono strani intrecci e rapporti tra Massimo Carminati, Gennaro Mokbel e i fratelli Dell’Utri.

Mattiello chiede con forza che l’inchiesta romana e quella reggina che vede alla sbarra l’ex titolare al Viminale vengano accorpate. A suo avviso «c’è un’unica grande rete di persone, politici, imprenditori, faccendieri, ’ndranghetisti e estrema destra», pronta ad intervenire a soccorrere qualcuno in difficoltà, si chiami Marcello Dell’Utri o Amedeo Matacena (ancora latitante a Dubai). Poi Mattiello chiama in causa l’inchiesta che ruota intorno alla Lega Nord e ai rapporti tra il senatur Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e lo studio di commercialisti di via Durini a Milano dove confluirebbero, secondo le ipotesi dei magistrati, sia i soldi del finanziamento pubblico del Carroccio sia i proventi illegali della ‘ndrangheta. L’appello di Mattiello alla Direzione nazionale Antimafia e all’omonima commissione di cui fa parte è quello di «ricomporre» in una lettura unitaria i tre filoni di inchiesta: di Roma, Reggio Calabria e Genova-Milano.

Probabilmente Mattiello ignora che in parte almeno due filoni sono già collegati, visto che a tirare le fila sul versante reggino delle inchieste sulla Lega e su Matacena è stato il pm antimafia di Reggio Giuseppe Lombardo e la sua squadra di investigatori alla Dia reggina. Il collegamento con il filone Mafia Capitale, ancora tutto da verificare evidentemente, è nelle cose: se davvero esiste una Spectre affaristico-mafiosa-massonica come ipotizza Lombardo nel processo a Scajola è plausibile che alcune sue ramificazioni portino a Roma, in un filo rosso (ma sarebbe meglio dire nero) che porta agli ambienti della destra eversiva nella quale si muovono personaggi come Mokbel, Carminati e quel Pasquale Guaglianone detto «Lino» collegato con lo studio Mgim di via Durini e con quel Bruno Mafrici, faccendiere calabrese già consulente presso il ministero alla Semplificazione guidato da Roberto Calderoli chiamato in causa nell’inchiesa sulla Lega. Per non parlare degli imprenditori reggini di casa in via Durini come la famiglia Matacena o Fabio Mucciola, imprenditore romano che opera nel reggino vicino a Paolo Martino, ex killer di ‘ndrangheta dormiente considerato dagli inquirenti la mente finanziaria del clan De Stefano a Milano.

Dunque, è giusto riunire i tre procedimenti sotto un unico ombrello? Credo di no. Le ipotesi accusatorie dei tre filoni, se reggono a processo, vanno verificate da un punto di vista giudiziario l’una indipendentemente dalle altre. Accorparle, presumibilmente a Roma, significherebbe caricare di una mole di documenti la Procura mediaticamente già fin troppo esposta con il filone di Mafia Capitale, senza contare la messe di ricorsi degli imputati su competenze e giudici naturali. Alcuni procedimenti sono molto avanti, come Scajola e Belsito, altri appena all’inizio. Il tempo darà ragione ai pm? O la storia della Spectre è l’ennesima bufala costruita a tavolino? Vedremo…

Ps. Da mesi ormai la Calabria è staccata dal resto dell’Italia. Non solo politicamente (la giunta Oliverio, mai nata, rischia di non vedere la luce perché si potrebbe tornare presto al voto) ma soprattutto fisicamente. Cinque senatori calabresi Ncd minacciano di lasciare il governo se il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio non risolverà il problema del cantiere sul viadotto della Salerno-Reggio Calabria sequestrato dai pm dopo la morte di un operaio che di fatto spezza in due la A3. «Abbiamo lavorato h24 su questo tema. Tanto è vero che devo anche ringraziare la Procura perché è stata molto, molto attenta alle esigenze generali», ha risposto Delrio, che si dice ottimista sulla possibilità di riaprire l’autostrada «in tempi ragionevoli». Per come la vedo io, stiamo freschi…

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