«Hanno imbavagliato la processione per fare un dispetto alla mafia. Ma così l’hanno fatto a tutta la città». Infuriano le polemiche in Calabria dopo la notizia pubblicata dal Giornale che a Oppido Mamertina a causa di un nuovo regolamento la curia ha difatto silenziato la storica processione dell’Annunziata. La celebrazione era stata sospesa due anni fa, dopo l’inchino del 2 luglio 2014 davanti casa del boss Giuseppe Mazzagatti e l’addio alla processione del comandante della stazione dei carabinieri Andrea Marino, con tanto di inchiesta dei pm. La processione è stata ripristinata dal vescovo monsignor Francesco Milito ma con regole più severe, formulate – dice la curia – sentendo fedeli e parrocchiani.
Ho sentito al telefono alcuni dei portatori dell’immagine della madonna che, secondo la tradizione, avrebbe salvato la città dalla peste dopo il terremoto del 1783 dopo l’invocazione di una donna stanca di trasportare un carro pieno di morti. Sono tutti arrabbiatissimi e si sono sfogati con il Giornale. Sono una cinquantina di omoni che si danno il cambio in gruppi da 18 per portare i 16 quintali dell’Annunziata. Facce segnate dal lavoro nei campi, pelle abbrustolita dal sole che qui in Calabria picchia forte tutto l’anno e un cuore devoto all’Annunziata. «Noi siamo tutti operai, ce ne freghiamo di queste cose. Con la ‘ndrangheta non c’entriamo niente», dicono al Giornale, anche se, bisogna dirlo, i pm sono convintissimi del contrario. Quando il quadro venne derubato dell’oro che i clan avrebbero donato alla Chiesa i «tre picciotti di basso rango» respondabili del furto sarebbero stati ammazzati e l’oro recuperato e riportato nottetempo in chiesa.
Una delle regole ferree imposte dalla diocesi è che il quadro non faccia alcun inchino, neanche davanti all’ospedale per paura che quel gesto venga scambiato con l’omaggio a un boss anziano. «L’ordinanza l’ha scritta il vescovo – mi ha detto un portatore al telefono – quando abbiamo saputo delle nuove regole non volevamo farla ma così avremmo bloccato le processioni degli altri paesi. E non volevamo creare il precedente. Noi la portiamo per non dare danno agli altri, che sennò ci danno dei mafiosi se non la portiamo. Noi siamo devoti all’Annunziata (piange…)». Il debutto delle nuove regole scatterà il prossimo 4 aprile. «Sarà una processione a lutto. Ci hanno detto che non possiamo nemmeno gridare Ora e sempre… Viva Mariaaa. E i malati poi? Di solito da via dell’Annunziata giravamo a destra verso l’ospedale. Ma dov’è finita la misericordia? Ma allora bruciate la Bibbia, bruciate i Vangeli… Il reato di un mafioso lo devono pagare tutti, i reati della Chiesa non li paga nessuno».
La Chiesa calabrese da tempo combatte contro i boss ma avrebbe potuto fare di più contro la ‘ndrangheta. In Calabria tradizioni mafiose e liturgiche si intrecciano, il luogo simbolo dei clan è il santuario della madonna di Polsi, nel giuramento di affiliazione i mafiosi bruciano santini. L’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria Giuseppe Fiorini Morosini solo recentemente ha avuto parole di condanna nette contro i boss, forte anche della scomunica di papa Bergoglio durante la sua prima visita in Calabria. L’ho già scritto: certi sacerdoti calabresi si muovono in una zona grigia, né più e né meno di come fanno certi poliziotti. E alcuni sono finiti nei guai per dei rapporti troppo stretti con i boss del quartiere, con la Chiesa che li ha difesi fino alla fine. L’impressione è che imbavagliare le processioni sia un dispetto solo ai fedeli. E anche all’Isis…