Se sei Totò Riina o Bernardo Provenzano, ormai in condizioni di salute pessime, devi marcire al 41 bis. Se ti chiami Domenico Oppedisano e sei considerato – secondo me a torto – il capo dei capi della ‘ndrangheta allora puoi finire in cella come un detenuto qualunque.

La sentenza pronunciata poche ore fa dalla Prima sezione penale della Corte di Cassazione potrebbe fare giurisprudenza. I giudici hanno infatti annullato il provvedimento con il quale era stata prorogato il regime del 41-bis per il rosarnese Oppedisano, accogliendo le obiezioni dei suoi legali che avevano sottolineato «l’illegittima condizione detentiva» per le estreme condizioni fisiche in cui si trova il loro assistito.

«Il mantenimento del regime del 41-bis nei confronti di Oppedisano – avevano affermato i due legali – non può che considerarsi ormai come il frutto di quel mero automatismo giudiziario che consente la continua sottoposizione di un individuo al carcere duro sulla scorta della sola biografia giudiziaria dello stesso e senza valutare la possibilità che possa dirsi scemata la rilevata pericolosità sociale».