La verità non è una e non è semplice. Prendete il caso David Rossi, di cui mi sto occupando dallo scorso 10 dicembre perché il Csm non vuole mandare magistrati ad avvalorare il lavoro della commissione sulla morte del manager Mps. È bastato che un colonnello dei carabinieri inguaiasse i tre pm di Siena che indagano sul caso per far scoppiare una bomba allo stesso Csm che ha investito la politica, senza contare le nuove prove che sarebbero emerse e le due testimonianze alla Camera che potrebbero aver ribaltato l’ipotesi del suicidio.

La questione delle indagini a volte eseguite diciamo “frettolosamente” per evitarci querele è tornata di recente alla ribalta nel caso di Yara Gambirasio. Come i lettori sapranno, la sentenza di condanna del muratore di Mapello Massimo Bossetti è cristallizzata dal Dna, mai come in questo caso una prova regina a fronte di una serie di quadri indiziari molto confusi. Nessuno avrebbe mai accostato Bossetti a una vittima così giovane, i due apparentemente non ebbero mai contatti diretti eccetera. Beh, finora sapevamo che il Dna di Ignoto 1 era andato perso, poi è magicamente rispuntato. Eppure oggi il legale di Bossetti Claudio Salvagni dice che invece quel confronto, pur essendo ancora possibile, non è ancora stato fatto. Perché? Leggetevi l’intervista su frontedelblog e scoprirete perché.

Sempre sul sito diretto da Edoardo Montolli troverete la prima puntata del podcast sulla Strage di Erba, caso di cui mi sono occupato dal 2008 e che con David Rossi e Yara Gambirasio ha molte più cose in comune di quanto si possa immaginare. Ci sono una valanga di documenti inediti, dai quali si capiscono molte cose. Troppe volte dietro delle sentenze o delle archiviazioni ci sono iIndagini pasticciate, omissioni, inquirenti che si prendono libertà che non dovrebbero prendersi eccetera. Non dico altro. Buon ascolto