Dai moti a Ciccio Cozza, la caduta degli «eroi»
Nel bellissimo libro La Calabria Ulteriore Prima fra moti risorgimentali e insorgenze legittimiste l’autore delle monumentali ricerche Fabio Arichetta in qualche modo fa discendere la crisi di Reggio Calabria dalla triste fine quella meglio gioventù, spazzata via con i moti del 1847-48 e mai più rimpiazzata, guidata dal «prete liberale» Paolo Pellicano – un personaggio incredibile, di cui non conoscevo fino in fondo la storia e me ne dolgo – talmente coraggiosa da scendere in piazza senza temere di rischiare la propria vita per difendere le proprie idee. Altri tempi, si dirà.
Il coraggio questa città lo ritroverà nel 1970, con quei moti di cui l’anniversario – il 14 luglio – a Reggio è passato sotto silenzio. E ci sta. I francesi quel giorno presero la Bastiglia, la Calabria ha preso la pastiglia, un ottimo sonnifero. Di chi ha difeso con le barricate la dignità della città contro le scellerate scelte della politica si è quasi persa traccia, fatti salvi Ciccio Franco e pochi altri. Il sonno della ragione ha prodotto i guasti che conosciamo.
Oggi si legge delle disavventure giudiziarie di Ciccio Cozza, numero 10 amaranto protagonista delle felici parentesi in Serie A della Reggina. Qualche pentito lo tira in ballo come testa di legno per gli affari sporchi della ‘ndrangheta. Gli auguro di uscire indenne e innocente da questo pantano, ma temo che comunque vada la sua «carriera» sia finita qui. Non per i reggini ovviamente. Ma questa è un’altra storia. Una volta c’era chi era disposto a morire per Reggio Calabria, oggi il desiderio di riscatto la città lo ha affidato alle alterne vicende sportive della squadra di calcio che anche io – in gioventù – ho amato ma senza troppa passione. Il mio cuore era ed è granata, tutt’altra storia e tutt’altra fede ma tant’è.
Ho già scritto – e lo confermo – che la Reggina è una delle (tante) droghe, o pastiglie, che i reggini preferiscono prendere per dimenticare – o sarebbe meglio dire rimuovere – la miseria morale, civile ed economica nella quale la città si trova. Per colpa di tutti, me compreso. Un palliativo per un paziente in coma, una sorta di sedazione profonda. Ora, il caso Cozza e il sospetto che quel mondo dorato che muove miliardi e sentimenti sia tenuto in piedi anche grazie alla complicità e ai tentacoli di chi ha strangolato Reggio, di chi la tiene attaccata alle lavatrici del riciclaggio, artificialmente in vita, dovrebbe infastidire anche il più fervido tifoso amaranto. Invece ho il timore che a certi occhi imbelli Ciccio Cozza sia ancor di più considerato un eroe. Per la serie, fici bbonu (ha fatto bene).