Artisti, ma siete candelabri?
Artisti, ma siete candelabri? Ho l’impressione di sì. Vi state tramutando in candelabri. Siete così attenti ai faretti, ai giochi di luce, all’illuminazione valorizzante delle vostre opere durante le mostre, siete così attenti all’appariscenza attorno alle vostre opere rispetto alle vostre stesse opere che ho l’impressione che siate a vostro pieno agio a tramutarvi in suppellettili, soprammobili, argenteria, tutte cosine luccicanti da luccicare, da lustrare, tutte cosine carine, da sistemare ammodino, tutti innamorati persi come un adolescente in calore delle nuove figure dei curatori, dei cosiddetti registi, che vi creano ambiente, anzi, ambient, fashion, con installazioni di luci cromatiche, proiezioni sulle pareti, musica di sottofondo, attorno ai vostri lavori. Ma ce lo vedete Vincent Van Gogh o Amedeo Modigliani che ammattisce per una lucina che corteggia un suo dipinto? Ce lo vedete Giorgio De Chirico o Giorgio Morandi che, per una mostra, si fa abbindolare da questi nuovi imbonitori di (finta) professione che sono appunto i curatori e i registi? Credete nella vostra arte? Ci credete davvero? Allora lasciate perdere farettini, lucettine, musichine, proiezioncine, e abbiate il coraggio di fare quello che faceva Van Gogh (se volete tentare di essere al pari suo): riproponete le vostre opere nude, su un cavalletto, in un posto nudo. E stop. Il resto – farettini, lucettine, musichine, proiezioncine – lasciatelo alle soubrette e alle veline.