Cia e Difesa: le nomine di Obama
Obama ha scelto il nuovo capo della Cia: è John Brennan, 58 anni. Il posto è vacante dal novembre scorso, quando il generale David Petraeus si è dimesso dopo essere stato travolto dallo scandalo della propria relazione extra-coniugale con la scrittrice Paula Broadwell, già sua biografa. Fedelissimo del presidente, in questi anni Brennan è stato il consigliere per la Sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo della Casa Bianca. Già agente della Cia (iniziò a far carriera ai tempi di Clinton, proseguì con George W. Bush) è considerato l’architetto del “modello Yemen”, cioè la guerra dei droni contro il terrorismo (soprattutto in Pakistan e Yemen). Brennan ha avuto la meglio sul vice direttore Michael Morell, al timone dell’agenzia dal 9 novembre scorso dopo il “caso Petraeus”. Ha guidato il team che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden. Nella celebre foto in cui si vede Obama che assiste all’uccisione del leader di al Qaeda, tra chi assiste alla scena c’è anche Brennan (nel cerchietto, in alto a destra).
Chuck Hagel alla Difesa
Nuovo segretario alla Difesa: è l’ex senatore repubblicano del Nebraska Chuck Hagel. Sessantasei anni, veterano della Guerra del Vietnam, a causa delle sue posizioni critiche nei confronti di Israele e del suo sostegno al dialogo con l’Iran, si è spesso attirato le critiche dei suoi colleghi di partito. Il segretario alla Difesa uscente, Leon Panetta, aveva già annunciato l’intenzione di lasciare l’incarico all’inizio del secondo mandato presidenziale di Obama, che verrà ufficialmente inaugurato il 20 gennaio.
Così come John Kerry (segretario di Stato) anche Hagel non piace a Israele. E molti repubblicani non hanno ancora digerito quando disse nel 2006, sottolineando che la lobby ebraica aveva intimidito molti eletti al Congresso. Diverse associazioni ebraiche lo accusarono di essere un nemico di Israele. Ancora oggi molte di esse la pensano così. Hagel non piace neanche ai democratici più liberal per alcune dichiarazioni non amichevoli nei confronti dei gay (criticò la nomina di un ambasciatore apertamente omosessuale). Su di lui però Obama non sente storie: lo ha voluto a tutti i costi nella sua squadra come simbolo di una politica che, su certi punti forti – come la sicurezza e la difesa – può (anzi deve) essere bipartisan.