Alla fine l’Irs (Internal Revenue Service, l’agenzia delle entrate americana) ha chiesto scusa, ammettendo di aver esagerato nei controlli fiscali effettuati nel 2012 sui Tea Party, l’ala più conservatrice e anti tasse della destra americana. Si è trattato, insomma, di un vero e proprio accanimento. E il sospetto che sia avvenuto per motivi politici è forte. Anche se l’Irs, ovviamente, nega: “Ci sono stati degli errori”, ha detto Lois Lerner, capo dell’agenzia, precisando che “non ci sono state indicazioni dall’alto, è stato solo l’eccessivo zelo di alcuni funzionari”. Il sospetto, però, resta. I repubblicani danno battaglia e parlano di violazione delle libertà civili. Le scuse non bastano: “Questa ammissione da parte dell’amministrazione Obama non è sufficiente”, ha detto il leader del partito in Senato, Mitch McConnell, chiedendo alla Casa Bianca “massima trasparenza per fare luce su questa vicenda”, con l’accertamento che l’Irs non abbia agito dietro indicazioni di natura politica.

Sarebbero stati ben 75 i gruppi conservatori oggetto di controlli a tappeto, proprio mentre era in atto la corsa per la presidenza. Sarà il Congresso a cercare di fare luce sull’accaduto. “E’ uno dei più gravi errori commessi dal governo federale”, tuona lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner. Dai democratici nessun commento di rilievo. L’imbarazzo è forte. Ed è quasi certo che nessuno intenda coprire politicamente quanto verificatosi, scaricando tutte le colpe sui dirigenti dell’agenzia.

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