Una brutta storia imbarazza Chris Christie, energico governatore del New Jersey e possibile candidato repubblicano alla Casa Bianca. Si tratta dello scandalo di un mega ingorgo stradale legato alla chiusura abritraria di alcune corsie di un trafficatissimo ponte (il George Washington Bridge, che collega il New Jersey a New York) avvenuta qualche mese fa, che ha creato non pochi problemi ai cittadini, in particolare a quelli di Fort Lee (la cittadina in cui si trova l’imbocco del ponte). La chiusura avvenne a settembre.

Dopo alcuni mesi emerge che a provocarla, determinando il successivo ingorgo, fu il vice capo dello staff del governatore. Bridget Kelley. Fu lei a scrivere a David Wildstein, allora responsabile della Port Authority di New York e New Jersey: “È ora di creare un po’ di traffico a Fort Lee”. E qualche giorno dopo la risposta fu questa: “Ricevuto”. Pochi giorni e, con la scusa di uno studio sul traffico, scattò la chiusura di due delle tre linee di transito su cui è suddiviso il ponte. Un vero e proprio disastro per la circolazione. E una “punizione” bella e buona, un atto di bullismo nei confronti del sindaco di Fort Lee, il democratico Mark Sokholic, reo di non aver dato l’endorsement a Christie in vista delle imminenti elezioni (lo fecero, invece, una cinquantina di amministratori locali democratici).

In un altro scambio di e-mail emergono altri particolari inquietanti. Una persona scrive a Wildstein: “È sbagliato che stia sorridendo? Mi dispiace per i bambini. Credo”. Wildstein risponde: “Sono i bambini degli elettori di Buono”. Stava parlando di Barbara Buono, la candidata democratica che Christie sconfisse alle elezioni per la carica di governatore del New Jersey.

Venuta fuori in modo inequivocabile la verità il governatore si è cosparso il capo di cenere: “Sono imbarazzato ed umiliato dal comportamento di alcune persone del mio staff”, ha detto durante una conferenza stampa a Trenton, capitale del New Jersey. E ha ribadito la sua totale estraneità alla vicenda: “Non avevo conoscenza, né sono stato coinvolto” nell’esecuzione di un piano. Piano che Christie non esita a definire “stupido” e “inaccettabile”. Christie riconosce però di essere lui “in ultima analisi responsabile” delle azioni del suo staff. Se qualcuno dei suoi uomini ha sbagliato, la responsabilità, piaccia o no, è anche di Christie. Il governatore di origini italiane non fa sconti alla collaboratrice che ha scritto la mail incriminata. “Mi ha mentito, ha spezzato il mio cuore il fatto che abbia tradito la fiducia che le avevo dato, per questo l’ho licenziata“. Poi ha annunciato di aver invitato l’ex capo della sua campagna elettorale, ugualmente coinvolto nella vicenda, a ritirare la sua candidatura a capo dei repubblicani del New Jersey.

Christie mette le mani avanti, quasi a voler allontanare ogni conseguenza: “Non sono per niente vicino a prendere in considerazione una possibile partecipazione alle presidenziali del 2016. E non ho mai pensato alle dimissioni”, rispondecosì a chi gli chiedeva di una sua possibile candidatura per la Casa Bianca e di eventuali sue dimissioni. Basterà a far sgonfiare lo scandalo?

Aggiornamento / Lo staff di Christie coprì le prove

Alcuni membri dello staff del governatore hanno cercato di coprire le prove della “vendetta politica” contro il sindaco di Fort Lee che portò alla chiusura di alcuni degli accessi al ponte. È quanto emerge da nuovi documenti, centinaia di mail e comunicazioni interne, pubblicate in relazione allo scandalo. I documenti in questione non coinvolgono direttamente Christie, ma proverebbero come i suoi collaboratori diedero indicazioni ai portavoce di spiegare che la decisione di chiudere i due accessi al ponte più trafficato d’America faceva parte di uno
studio teso a trovare modi per rendere lo scorrimento più veloce. Ma, emerge ancora dalle nuove carte, fecero di tutto per tenere all’oscuro le autorità di Fort Lee e i colleghi della Port Authority – l’agenzia governativa che controlla il ponte – sui loro reali piani, non dando per esempio indicazioni, anche da comunicare al pubblico, sui tempi previsti per la chiusura degli accessi. Fu solo dopo quattro giorni ed enormi ingorghi nella cittadina che provocarono anche un ritardo fatale dei mezzi di soccorso, un funzionario della Port Authority nominato dal governatore di New York, il democratico Andrew Cuomo, intervenne contro la decisione dei colleghi, Bill Baroni e David Wildstein, nominati da Christie. E gli accessi del ponte furono riaperti.

Per approfondire l’argomento:

New York Times

New Republic

Politico

Huffington Post

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