Riesplodono le polemiche sul possesso delle armi negli Stati Uniti. Uno studio pubblicato dalla rivista Pediatrics evidenzia che c’è una stretta connessione tra il possesso di armi e le morti violente. L’Nbc  fa riferimento all’analisi condotta da Andrew Anglemyer della Università di California, San Francisco, esaminando i dati emersi da 15 indagini in materia. Da questi emerge che avere armi da fuoco in casa triplica il rischio che qualcuno nell’abitazione le possa usare per un suicidio, mentre il rischio di omicidio raddoppia. Secondo questo studio, quindi, sarebbe “scientificamente collegato” il possesso e l’accesso a pistole e fucili con un aumento delle possibilità che questi vengano realmente utilizzati. Angleymer sottolinea che la presenza in casa di armi fa aumentare le probabilità di suicidio da due a 10 volte per le persone con facile accesso alle armi stesse. La Cbs, citando il dottor David Hemenway (Harvard School of Public Health), sottolinea che “avere una pistola in casa aumenta notevolmente il rischio di suicidio per tutti i membri della famiglia e il rischio per le donne di essere assassinate in casa”.

Al di là delle inevitabili polemiche, sollevate non solo dalle lobby (su tutte la National Rifle Association) ma anche dai molti americani favorevoli al possesso delle armi, un dato può servire a inquadrare meglio il problema: 31.000 morti l’anno per colpi di pistola o fucile. Ma ci sono anche altri dati da non sottovalutare, ad esempio questo: il 51.8% dei suicidi si consuma con un’arma da fuoco. Ma siamo sicuri che se non avesse un’arma in casa chi pensa al suicidio non sceglierebbe un altro metodo? E con quale certezza si può affermare che il possesso (legale) di armi da fuoco sia strettamente correlato al numero di omicidi? Il dibattito è più che mai acceso.

Per approfondire: Cbsnews

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