Contro Hillary rispunta Monica Lewinsky
Per provare a smontare la candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca c’è chi ricorre nientepopodimeno che a Monica Lewinsky. A rispolverare la vecchia storia della stagista è il senatore repubblicano Rand Paul, che in un’intervista a Meet the Press (Nbc) punta il dito contro il comportamento predatorio dell’ex presidente: “Una delle leggi e le norme sul lavoro che ritengo buona è che il boss non dovrebbe fare preda di giovani tirocinanti nel loro ufficio. I media su questo sembrano aver dato il lasciapassare a Clinton. Lui ha approfittato di una ventenne stagista. Non c’è giustificazione per questo, è un comportamento da predatore. E poi i democratici hanno la faccia tosta di dire che i repubblicani fanno guerra alle donne”.
Ma Hillary che c’entra con tutto questo? L’intervistatore della Nvc fa notare al senatore Paul che sarebbe ingiusto giudicare l’ex segretaria di Stato per i comportamenti del marito. E Paul replica rifugiandosi in calcio d’angolo: “A volte è difficile separare l’uno dall’altro”. Se è vero che è difficile trovare nella storia americana una coppia più affiatata, politicamente parlando, pare comunque ingiusto far ricadere le colpe dei mariti sulle mogli. Anche nel caso in cui sia dimostrato che le mogli abbiano perdonato i mariti solo per fare carriera… Nel corso della puntata di Meet the Press ha detto la sua anche il senatore democratico Dick Durbin: “Il comportamento di Bill è stato già discusso per un decennio. Bisogna giudicare Hillary per il suo talento e per la sua visione dell’America, non per altro”. Al di là delle simpatie politiche che ognuno di noi può avere è difficile dargli torto.
Gli incontri hard tra l’allora presidente degli Stati Uniti e la stagista Lewinsky avvennero nella “stanza ovale” della Casa Bianca nel 1995. Noto come Sexgate, lo scandalo (che scoppiò nel 1998) costrinse il presidente a subire un procedimento giudiziario per le accuse di spergiuro seguite alle sue dichiarazioni in merito alla relazione. A indagare su Clinton fu il procuratore Kenneth Starr. I repubblicani cercarono di sfiduciare il presidente, mediante la procedura di impeachment, con l’accusa di aver mentito al paese – e al Congresso -. La vicenda si concluse con un intervento televisivo di Clinton, che ammise la relazione “impropria” e, soprattutto, di aver mentito per cercare di coprire la vicenda.
– Guarda il video “Clinton e il sexgate” (Rai storia)