Usa, 25 anni nel braccio della morte. Da innocente
Glenn Ford, afroamericano di 64 anni, arrestato con l’accusa di aver ucciso un gioielliere nel 1983 e in seguito condannato a morte, ha vissuto per 25 anni da “dead man walking”, come in gergo vengono chiamati i condannati in attesa dell’esecuzione. Poi la svolta, improvvisa. Un giudice della Lousiana ha riconosciuto la sua innocenza e l’ha rimesso in libertà, sulla base di nuove informazioni che hanno confermato la sua versione dei fatti, in particolare sono emerse nuove prove della sua assenza dal luogo del delitto quando fu ucciso il gioielliere bianco Isadore Rozeman.
Ford non aveva mai smesso di professarsi innocente. L’arma del delitto non era mai stata trovata e non vi erano testimoni oculari dell’assassinio. L’uomo inizialmente era stato accusato da una donna, che poi aveva ritrattato. Come riportano i giornali americani nessun carcerato nella storia moderna degli Stati Uniti è mai rimasto nel braccio della morte così a lungo prima di essere riconosciuto innocente. Il legale di Ford ha raccontato che il giudice ha riconosciuto che il processo era stato “compromesso da avvocati inesperti e dal fatto che alcune prove sono state dichiarate inammissibili, incluse informazioni fornite da un informatore”.
Le prime parole di Ford appena uscito dal carcere di massima sicurezza di Angola (Louisiana): “La mia mente va in tutte le direzioni, ma mi sento bene”. Quando gli hanno chiesto se provi risentimento ha risposto facendo capire di sì: “Sono stato imprigionato per quasi 30 anni per qualcosa che non avevo fatto. Non posso tornare indietro e fare quelle cose che avrei potuto fare a 40 anni. Mio figlio era un bambino quando mi hanno arrestato, adesso è un uomo adulto con dei figli”. Lo Stato gli riconoscerà un gruzzoletto: 9.520 euro per ogni anno passato nel braccio della morte (793 euro al mese). In tutto 330mila dollari (238mila euro). Se la pena di morte fosse stata eseguita il nome di Glenn Ford si sarebbe aggiunto alla lista di innocenti uccisi dallo Stato. Lista di cui fanno parte anche due italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, giustiziati nel 1927 e riabilitati 50 anni dopo.
Per approfondire: Cnn – Abc – Los Angeles Times – Nola