Quale può essere la carta migliore per riprendersi la Casa Bianca dopo otto anni di Obama? I repubblicani se lo chiedono da mesi. Alcuni di loro, però, pensano di avere un asso nella manica: Jeb Bush, fratello di George W. e figlio di George H. W.  Il diretto interessato, già governatore della Florida, non commenta. Chi gli è vicino dice che non prenderà una decisione prima della fine dell’anno, o comunque prima delle elezioni di midterm, in programma a novembre, vero e proprio spartiacque politico. Ma il suo dinamismo (discorsi pubblici e contatti con i potenziali donatori) fa pensare che se la macchina elettorale dei Bush non è ancora scattata, poco ci manca…

Classe 1953, sposato con Columba (di origini cubane), parla molto bene lo spagnolo. Questo “dettaglio” potrebbe permettere ai repubblicani di fare breccia nell’elettorato ispanico. Il suo impegno in politica è molto apprezzato dall’ex segretario di Stato Henri Kissinger: “Ha esperienza, è serio e moderato”. Buttatosi nell’agone politico ha subito rimediato una sconfitta: nel 1994, infatti, fu battuto per un pugno di voti dal democratico Lawton Chiles per la carica di governatore della Florida. Si rifece quattro anni dopo, riuscendo a fare breccia nell’elettorato cubano anticastrista (l’80% votò per lui). E portò a casa senza problemi anche il secondo mandato. Prima di iniziare a fare politica, nel 1993, lasciò la chiesa metodista abbracciando la fede cattolica. Anche questo potrebbe tornargli utile.

Quelli che si muovono, nelle file repubblicane, per cercare di convincere Jeb Bush a correre per le primarie, danno Chris Christie ormai per spacciato, dopo lo “scandalo del ponte” in cui è rimasto coinvolto. E vogliono bloccare l’ascesa di Rand Paul, considerato troppo vicino ai Tea Party e, quindi, troppo poco moderato. Al di là del fatto che è fuori dalla politica ormai da diversi anni (dal 2007), alcuni  temono che Jeb possa essere danneggiato dalla “pubblicità negativa” derivante dalla politica aggressiva, in politica estera, di suo fratello. A onor del vero Jeb è sempre stato descritto come moderato e, da alcuni, maliziosamente definito come il “fratello intelligente”. Sommando pro e contro, l’eredità politico-familiare per Jeb potrebbe essere un vantaggio più che una palla al piede.

Ma come la pensa Jeb Bush sui principali temi politici? Per quanto riguarda l’immigrazione non è in linea col suo partito. Non è d’accordo al 100% con Obama ma sicuramente rispetto al Gop desidera una maggiore apertura verso la regolarizzazione degli stranieri. Su altri temi, invece, è decisamente conservatore. Da sempre si è dichiarato contrario alla riforma sanitaria Obamacare e, di recente, ha affermato senza alcuna esitazione che la disuguaglianza va vista più che altro come un problema di mobilità dei lavoratori e non come un divario fra ricchi e poveri. Un modo di pensare che non può che essere apprezzato dalla base repubblicana.

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