C’è un ragazzo di 20 anni che nella destra americana è già una star. Si chiama Tal Fortgang e studia a Princeton. Giuliano Ferrara sul Foglio gli ha dedicato un articolo in prima pagina (“Oggi il mio eroe è un privilegiato che non si vergogna di sé“). Fortgang non si vergogna di essere un privilegiato e a chi all’università ha tentato di zittirlo con la frase “check your privilege” (verifica il tuo privilegio e tienine conto quando parli), un modo come un altro per dire “prima di parlare cerca di ricordare di chi sei figlio e come sei arrivato qui, risponde a tono: sì, sono un privilegiato, grazie ai miei genitori che hanno fatto fortuna e mi hanno permesso di essere in questa prestigiosa università, ma non mi vergogno per questo e rivendico il diritto di poter esprimere la mia idea.

La frase “check your privilege” è usata spesso nei college. Un modo come un altro con cui certi liberal a corto di argomentazioni usano per mettere a tacere i riccastri liberisti (come se tra i liberal non ce ne fossero). A volte basta pronunciare quelle tre parole per mettere a tacere una discussione. Ma Fortgang, con gesto di sfida, a chi voleva zittirlo perché privilegiato ha risposto con un articolo pubblicato su un giornale conservatore del suo campus, “The Tory”. Articolo che ha suscitato un gran polverone, finendo al centro del dibattito politico nazionale.

“Check your privilege – ha scritto Fortgang – . La frase, ripetuta da chi si sente a me moralmente superiore, si abbatte su di me come un drone lanciato da Obama in persona, come un laser sulla mia carnagione rosa pesca, sulla mia mascolinità”. Poi getta il carico da novanta e dice di non trovare nulla di cui vergognarsi nell’essere un privilegiato, ricordando il nonno sfuggito ai nazisti e costretto a riparare in Siberia e la nonna finita nel campo di concentramento di Bergen Belsen. E ancora di suo nonno, che con suo padre ha fatto fortuna producendo ceste di vimini: “Anche se non hanno fatto tutto questo appositamente per me – scrive – qualcuno si è sacrificato in modo che io possa condurre una vita migliore. Ne sono orgoglioso. Ho fatto un check del mio privilegio e non vedo nulla di cui debba scusarmi”.

Il New York Times pur trattandolo con rispetto lo ha criticato. Dalla posizione opposta Fox News l’ha osannato, facendo di lui un simbolo. Soffermandosi sulla sua improvvisa notorietà Fortgang ha intelligentemente messo le mani avanti: “Sono certo che ci sono alcuni fautori della supremazia dei bianchi davvero razzisti che mi indicano come un eroe nel campus universitario, ma da questo mi chiamo fuori: non c’è un solo osso razzista dentro di me”. E con umiltà ha tenuto a precisare: “Sto imparando a imparare”.

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