Sì al Freedom Act, meno poteri all’Nsa
Dopo uno stallo durato alcuni giorni la situazione si è sbloccata: Barack Obama ha firmato il Freedom Act, la legge che riforma i programmi di sorveglianza interna del governo americano previsti dal Patriot Act (legge approvata da Bush subito dopo l’11 Settembre). Il testo (leggi qui) era stato approvato poche ore prima dal Congresso. Con la nuova legge si pone fine all’indiscriminata raccolta dati portata alla luce dalla “talpa” della National security agency (Nsa), Edward Snowden. La nuova legge è figlia di un compromesso, al Senato, fra i democratici e alcuni dei repubblicani più conservatori (leggi qui). Su Twitter il presidente aveva annunciato che avrebbe subito posto la propria firma, dicendosi lieto che il Congresso avesse approvato il testo, ponendo fine a un pericoloso vuoto normativo.
Cosa cambia ora. L’Nsa o altre agenzie non potranno più raccogliere in modo indiscriminato i dati telefonici (metadata) con l’accesso diretto alle utenze dei cittadini. “Il Freedom Act – aveva detto Obama caldeggiandone l’approvazione – riflette le idee dei difensori della privacy, dei nostri partner del settore privato, dei nostri esperti di sicurezza nazionale”. I dati telefonici raccolti restano in possesso delle società telefoniche e sono rilasciati su specifica richiesta delle autorità e dopo una valutazione caso per caso.
Il Freedom Act ferma dunque la raccolta da parte della Nsa – autorizzata finora sulla base della sezione 215 del Patriot act, da un tribunale segreto – di miliardi di dati telefonici, cioè frequenza, data e durata delle chiamate ma non i contenuti. In compenso le compagnie telefoniche dovranno essere in grado di consegnare, dietro richiesta, i dati relativi a specifici sospetti. La legge poi rinnova tutti gli altri poteri del Patriot Act necessari all’Fbi per svolgere l’attività di anti-terrorismo.