Un indiano per la Casa Bianca
Un altro candidato repubblicano scende in campo tra i Repubblicani. Si tratta di Bobby Jindal, 44 anni, governatore della Louisiana. L’annuncio l’ha dato lui stesso attraverso un video diffuso su Facebook. Considerato un astro nascente del Gop, l’Obama in “salsa indiana” (i suoi genitori emigrarono negli Usa dal Punjab), può vantare un cv di primissimo piano: laureatosi a soli 20 anni in Biologia, l’anno dopo risulta uno dei primi studenti di tutti gli Usa. A 24 anni ottiene un’altra laurea, in Scienze politiche a Oxford, con indirizzo sanitario. Lasciata l’università inizia a lavorare come consulente della multinazionale McKinsey & Company. A soli 25 anni viene nominato segretario del Dipartimento della Salute e degli ospedali della Louisiana, dove fa registrare risultati brillanti, passando da un deficit robusto (circa 400 milioni di dollari all’anno) ad un attivo di 200 milioni. Si fa strada e una certa fama nel settore, al punto che George W. Bush lo nomina assistente segretario al Dipartimento della Salute, incarico che ricopre dal 2001 al 2003. Lascia Washington per candidarsi governatore del suo Stato, la Louisiana. Nel 2003 non ce la fa, ma quattro anni più tardi si prende la rivincita e viene eletto (a soli 36 anni), risultando il è il primo governatore repubblicano non bianco della storia della Louisiana.
Cattolico (si è convertito dalla religione indù negli anni del liceo), convinto fautore dei principi “pro-life” (diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e libertà d’educazione), è sempre stato vicinissimo alle posizioni indicate dalla chiesa cattolica, anche se spesso ha chiesto (e accettato) la collaborazione bi-partisan su alcuni temi importanti dell’agenda politica.
Nel 2009 vive un periodo di dura crisi a livello d’immagine. I Repubblicani gli affidano l’onore (e l’onere) di rispondere all’annuale discorso sullo stato dell’Unione del presidente (guarda il video). Lui lo fa in un modo considerato troppo flaccido: si concentra sui danni provocati dall’uragano Katrina e (troppo ) poco sulla nazione. Insomma, non infiamma i cuori e non dimostra un profilo da leader nazionale. Sei anni dopo si getta nella mischia. Non ha molte chance ma le sue origini potrebbero essere preziose in un eventuale ticket presidenziale. Sempre che sia in grado di tirare fuori le unghie e non si bruci troppo presto.
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