Usa 2016, Christie apre la corsa
Siamo arrivati a 14. L’ultimo, il quattordicesimo candidato in corsa per le primarie del Partito repubblicano è Chris Christie: “Ho deciso di correre per la presidenza degli Stati Uniti”, ha detto il governatore del New Jersey ai suoi sostenitori nel corso di una conference call, prima di dare l’annuncio ufficiale. Christie ha già uno slogan: “Telling it like it is” (dire le cose come stanno). Ripeterà questa frase all’infinito, cercando di dare di sé un’immagine di concretezza, senza troppi fronzoli e voli pindarici. “Abbiamo bisogno di un governo a Washington che ricordi che sta lavorando per i cittadini, e non viceversa”, ha detto prima dell’annuncio. E si è detto “pronto a combattere per gli americani”, che sono “stanchi della debolezza e della lentezza” del governo, perché c’è invece bisogno di “forza e solidità”.
La location dell’annuncio non è stata scelta a caso: la Linvingstone High School è la sua ex scuola superiore (lui ha fatto il capoclasse per tre anni). E Christie si è lasciato andare a un amarcord. “Perché qui? Perché tutto è iniziato qui per me. Quando ho deciso di fare quest’annuncio, non c’era altra scelta. Dovevo tornare a casa. E Livingstone è la mia casa”.
Christie si è concentrato subito sull’abc della sua sfida: il lavoro (e l’economia). “L’America ha bisogno di lavorare di nuovo insieme. Basta l’uno contro l’altro”: e a tal proposito ha criticato sia i Democratici che i Repubblicani dicendo che entrambi hanno “fallito”. E ancora: “Dobbiamo riportare l’America a crescere di nuovo al 4%. L’economia è troppo debole e soffriamo di mancanza di opportunità. Bisogna investire sulle imprese americane”, sottolineando come “i privilegi hanno portato il Paese quasi alla bancarotta”.
“Dopo Barack Obama, dico no al suo ufficiale in seconda Hillary Clinton“, ha tuonato Christie, sottolineando come “un presidente non può essere il surrogato di un monarca”.
Cinquantatre anni, governatore un tempo “più amato d’America”, è stato rieletto con un voto quasi bulgaro ed è divenuto popolarissimo soprattutto in occasione della risposta data alla tragedia dell’uragano Sandy che devastò le coste del New Jersey. Fu quella l’occasione in cui si sviluppò il suo stretto rapporto col presidente Obama, criticato da molti a destra.
La sua figura negli ultimi mesi si è appannata a causa del “Bridgegate“, lo “scandalo del ponte“, che ha gettato più di un’ombra sul suo operato. Christie spera di recuperare terreno anche se non sarà un’impresa facile: mai troppo amato dall’establishment del partito per le sue posizioni spesso poco ortodosse, difficilmente gestibile dai vertici repubblicani, più di una volta è stato accusato (dall’ala più conservatrice del Gop) di strizzare troppo l’occhio agli avversari e alla Casa Bianca. Insomma, di essere un Rino (Republican in Name Only), un politico che per opportunismo sta a destra ma su molti temi è (troppo) vicino alla sinistra.