PRIMI RAID AEREI DI MOSCA, IN FRANCIA UN'INCHIESTA SU ASSADL’inizio dei bombardamenti russi in Siria ha fatto scattare l’allarme rosso negli Usa: “Il Cremlino getta benzina sul fuoco”, ha detto il capo del Pentagono Ashton Carter, che ha bollato l’intervento di Mosca come una vera e propria aggressione. John Kerry prova a mediare: “Se le azioni della Russia sono indice di un sincero impegno a sconfiggere lo Stato islamico, siamo pronti ad accoglierli positivamente”, ha twittato il segretario di Stato. La Nato esprime preoccupazione “per le notizie secondo le quali i raid della Russia in Siria non abbiano come obiettivo l’Isis” e in particolare, osserva il segretario generale Jens Stoltenberg, preoccupa la mancanza di un coordinamento tra Mosca e la coalizione internazionale a guida Usa.

La Russia respinge ogni accusa e ribadisce che è stato il governo siriano a chiedere a Mosca il sostegno militare contro l’Isis e non alla coalizione guidata dagli Usa, quindi, puntualizza il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, non è esatta l’affermazione di Kerry secondo cui questa coalizione “sta operando in stretta conformità con la Carta dell’Onu, incluso l’articolo 51 che prevede il diritto all’autodifesa collettiva”, perché questo articolo “si applica soltanto nelle situazioni in cui un certo stato chiede di essere protetto”. I colpi di fioretto sulle regole internazionali sono solo uno degli aspetti che evidenziano quanto sia difficile e delicata la crisi in Siria. Con il rischio evidente di una gravissima escalation.

Putin auspica la creazione di un “meccanismo stabile” di scambio di informazioni sulla situazione in Siria tra Mosca e Washington. Secondo il presidente russo questo lavoro di scambio di informazioni si svolge adesso. “Speriamo – ha aggiunto – che porti alla creazione di un meccanismo stabile”. Prove tecniche di dialogo?

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