Pena capitale, Hillary ci ripensa
Hillary Clinton era impegnata in un incontro con gli elettori a Manchester (New Hampshire). Stava parlando di aiuti alle piccole imprese e posti di lavoro quando, all’improvviso, un elettore le ha rivolto una domanda sulla pena di morte. Voleva sapere quale fosse la sua posizione. L’ex first lady, che è sempre stata abolizionista, ha cambiato idea. O meglio, continua a ritenere inutile la pena di morte, ma non intende battersi per abolirla. “Abbiamo un sacco di prove – ha detto – che è stata troppo spesso applicata e troppo spesso in modo discriminatorio”. Ma, ha aggiunto, “credo che ci siano alcuni casi eclatanti che meritano ancora la pena di morte”. Ha precisato poi che vorrebbe che questi casi fossero, rispetto ad ora, molto limitati. La presa di posizione della Clinton ha deluso l’ala liberal del partito e fatto arrabbiare il senatore Bernie Sanders e Martin O’Malley, anch’essi candidati alla Casa Bianca. “La pena di morte è un deterrente inefficace alla criminalità e dobbiamo abolirla”, ha detto O’Malley.
Quando correva per il Senato, nel 2000, Clinton si era espressa contro la pena di morte. Perché, dunque, ha cambiato idea? Calcolo politico. Non ci sono altre spiegazioni. Il tema è scottante e sino ad ora nessuno degli abolizionisti, nemmeno Obama, ha mai pensato di intervenire, trincerandosi dietro l’autonomia decisionale di ogni Stato. Fino a pochi giorni fa l’argomento non era mai entrato nel dibattito tra i democratici, ma i recenti gravi fatti di cronaca (polemiche sul mix letale da iniettare) hanno spinto alcuni Stati a mettere la questione sotto i riflettori.
La Clinton, sempre più forte nei sondaggi, non ha più bisogno di inseguire l’elettorato di sinistra e cerca, invece, di allargare il consenso verso il centro (proprio come fece il marito). Ormai anche sul futuro del welfare Hillary si sta allontanando dai liberal: dice di essere a favore di un ampliamento delle indennità per i più poveri, ma senza spingersi ad appoggiare maggiori sussidi per tutti.