Usa, il difficile compito di Ryan
La Camera dei rappresentanti del Congresso Usa ha eletto il nuovo speaker: è Paul Ryan (45 anni), ex candidato alla vicepresidenza con Mitt Romney. Prende il posto di John Boehner, dimessosi il mese scorso. È il più giovane speaker mai eletto dal 1869. Il suo è un compito difficile: prima di tutto dovrà ricucire gli strappi e risolvere il caos all’interno del suo partito (che ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato). E al contempo gestire l’agenda politica in accordo con la Casa Bianca, tenendo conto del profondo solco che separa Congresso e amministrazione. A partire dalla riforma sull’immigrazione. Nelle prime parole che ha pronunciato davanti ai deputati, insediandosi come speaker, Ryan ha ammesso che la Camera è divisa: “Non abbiamo risolto i problemi. Anzi, ne abbiamo aggiunto altri. Dobbiamo ricominciare e lavorare insieme”.
Nel suo nuovo ruolo di “regista” dei lavori parlamentari, Ryan fa appello a repubblicani e democratici: “Lavoriamo insieme come rappresentanti dell’America e non come singoli”. Un invito non teso ad annullare le differenze ma, quantomeno, a smussare gli angoli: “Non abbiamo nulla da temere dalle nostre oneste differenze, se avete idee ascoltiamole. Una maggiore chiarezza tra di noi può portare ad una maggiore comprensione tra di noi”.
Deputato del Wisconsin dalle ottime doti oratorie (nella convention repubblicana del 2012 il suo discorso colpì più di quello di Romney) ha ottenuto un voto quasi unanime: 236 voti a favore e solo 9 contro tra i rappresentanti della Camera. Il suo nome era iniziato a circolare solo da poche settimane: Ryan inizialmente aveva detto di non voler ricoprire l’incarico, poi però ha dovuto cedere agli appelli (quasi disperati) dei colleghi, che vedevano in lui l’unica personalità in grado di porre fine alle fratture tra l’ala conservatrice e quella moderata del partito. Ma Ryan è davvero così adatto a ricoprire questo delicato compito di ricucitura? I repubblicani credono di sì, perché condivide posizioni con entrambe le correnti del Gop. E proprio per questo è in grado (almeno sulla carta) di mediare. Romney lo scelse come suo vice anche per questo. Già nel 2012 si parlava di lui come un potenziale futuro candidato alla Casa Bianca. Da speaker della Camera se lavorerà bene potrà consolidare la propria leadership nella destra Usa. Anche se il ruolo non è dei più “comodi”. Ed è storicamente dimostrato che logora (vedi Newt Gingrich e lo stesso Boehner, tanto per citare due esempi senza andare troppo indietro nel tempo). “Paul Ryan è la persona giusta per guidare il partito”, ha detto lo speaker uscente Boehner. “È un innovatore – ha aggiunto – concentrato a dare più opportunità ai cittadini per realizzare il sogno americano e credo che abbia l’abilità per fare questo lavoro”.
Negli ultimi giorni Ryan ha dissipato i dubbi espressi in passato su alcune sue posizioni che hanno lasciato diffidenti diversi repubblicani. Per esempio, in merito al sostegno ad una revisione della legge sull’immigrazione, Ryan si è già impegnato a non perseguire alcun progetto di legge a meno di non ottenere l’appoggio di una maggioranza dei repubblicani.
Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, ha detto che un mancato sostegno alla riforma dell’immigrazione “sarebbe un’occasione mancata”. Insomma, la battaglia con la Casa Bianca è appena iniziata.