Usa 2016, ce la può fare Rubio?
Marco Rubio ha messo a segno un bel colpo: uno degli uomini più ricchi e influenti d’America, Paul Singer, ha deciso di dargli il proprio sostegno per la corsa aala Casa Bianca. Il miliardario, come scrive il New York Times (leggi qui), ha inviato una lettera a decine di donatori annunciando il suo supporto per Rubio, all’indomani del terzo dibattito tra i candidati del Grand old party. Nella lettera Singer descrive Rubio come l’unico candidato in grado “di navigare in questo complicato processo delle primarie” e l’unico in grado “di sconfiggere” Hillary Clinton, in pole position tra i democratici. Citando i dati del Center for Responsive Politics, il New York Times sottolinea come Singer lo scorso anno sia stato il principale donatore del partito repubblicano. Stando ai sondaggi, Rubio figura al terzo posto tra i repubblicani in corsa per la Casa Bianca, dopo Donald Trump e il neurochirurgo Ben Carson. Jeb Bush è solo quinto in classifica.
Intanto Rubio intende rafforzarsi agli occhi dei moderati. In un’intervista alla trasmissione della Cbs, “Face the nation”, in riferimento alle offese spesso lanciate nei suoi confronti in campagna elettorale, Rubio ha detto che non attaccherà mai i suoi rivali per vincere. Nel talk show il giornalista della Cbs, John Dickerson, ha ricordato a Rubio che durante una tappa della campagna elettorale Jeb Bush l’ha definito l’Obama repubblicano. “E’ un insulto o un complimento?”, gli ha chiesto Dickerson. E Rubio: “Non credo che il suo staff lo abbia detto per complimentarmi e certamente io non l’ho interpretato in quel modo. E’ chiaro che in campagna elettorale verrà detto di tutto per cercare di ottenere un vantaggio. E ovviamente qualcuno ha convinto Bush che attaccare me lo aiuterà”.
Il rapporto tra Bush e il suo ex delfino Rubio si è fatto sempre più teso nelle ultime settimane, proprio mentre l’ex governatore della Florida continua a perdere posizione nei sondaggi. Al dibattito repubblicano del 28 ottobre, Bush lo ha attaccato su diversi temi. Ma il senatore ha reagito rispondendo: “Non è attaccando me che vincerai. Continuerò ad avere una grande ammirazione per il governatore Bush. Non sono in gara contro di lui o altri qui. Corro per la presidenza perché credo che non possiamo eleggere Hillary Clinton per continuare le politiche di Obama”.
Quarantaquattro anni, molti vedono Rubio come la possibile carta vincente del Gop: per una strana coincidenza ha iniziato la sua carriera politica proprio come pupillo dell’allora governatore Bush. Figlio di esuli cubani, arrivato al Senato nell’anno della rivoluzione del Tea Party. Ma Rubio è stato abile nel cucire buoni rapporti con l’establishment del partito, evitando di buttarsi troppo tra le braccia dell’ala estrema del partito. Rubio potrebbe essere l’avversario più temibile per Hillary Clinton, specie se dovesse riuscire ad attirare il voto, sempre più cruciale, degli ispanici, che nelle elezioni 2012 andò in modo massiccio ad Obama.