I burattinai della Clinton
Da quando è entrata in politica, candidandosi per il Senato, Hillary Clinton ha raccolto 455 milioni di dollari (compresi quelli raccolti dai Super Pac a lei vicini). In 41 anni lei e il marito sono riusciti a farsi generosamente elargire, tra campagne elettorali e fondazione, la bellezza di 3 miliardi di dollari. Un’inchiesta del Washington Post ha ricostruito una lista di 336mila donatori, tra persone fisiche, aziende, sindacati e governi, con nomi celebri del calibro di George Soros e Steven Spielberg. Due terzi dei soldi raccolti (2 miliardi) sono andati alla Clinton Foundation, organizzazione umanitaria impegnata in tutto il mondo, con circa 2mila collaboratori.
Nella sua ultima campagna elettorale Hillary Clinton può contare su tre Super Pac, che come noto possono accettare donazioni illimitate da individui e società. Tra i maggiori sostenitori dell’ex first lady ci sono big di Wall Street, star di Hollywood e i maggiori leader della Silicon Valley. Per la campagna 2016 sino ad ora Hillary ha raccolto 110 milioni di dollari.
Questo è l’elenco dei dieci maggiori donatori dell’ultima campagna elettorale.
1. Haim e Cheryl Saban, dirigente media e avvocato: 2,046 milioni di dollari
2. Barbara F. Lee, avvocato: 1,120 milioni
3. Plumbers & Pipefitters Union, sindacato: 1,092 milioni
4. George Soros, finanziere: 1,064 milioni
5. Stephen Silberstein, cofondatore software company Innovative Interfaces: 1,049 milioni
6. Jeffrey e Marilyn Katzenberg; DreamWorks Animation: 1,034 milioni
7. S. Donald Sussman, capo fondo finanziario: 1,031 milioni
8. Steven Spielberg e Kate Capshaw; regista e attrice: 1,027 milioni
9. J.J. Abrams e Katie McGrath; produttore tv e dirigente aziendale: 1,012 milioni
10. Fair Share Action, gruppo di pressione di Denver: 1,005 milioni
– Leggi la lista completa (clicca qui).
Precisazione: nel titolo parlo di “burattinai” per una sorta di par condicio dopo il post che ho scritto sui finanziatori della destra (leggi qui). Ma come ho già precisato, se raccolti alla luce del sole e debitamente registrati (come di solito avviene negli Usa) i finanziamenti privati alla politica fanno parte del gioco. Non c’è nulla di male. E la storia ha già dimostrato che non basta avere soldi (o raccoglierne tanti) per vincere le elezioni.