Sparala più grossa Trump!
Ha fatto arrabbiare tutti, ma proprio tutti. E non solo negli Stati Uniti. Dunque ancora una volta Donald Trump ha vinto. Perché ogni eccesso, ogni sparata, per lui è una vittoria. Al diavolo il politicamente corretto. Anche se governare un paese è cosa diversa dall’esibirsi al circo. E gli americani cominciano a capirlo. Basti pensare che in Iowa, Stato dove prenderanno il via le primarie, Ted Cruz supera Trump. Secondo un sondaggio di Monmouth University il beniamino dei Tea Party gode delle preferenze del 24% degli elettori contro il 19% di Trump. Marco Rubio segue al terzo posto con il 17%, mentre crollano le preferenze di Ben Carson, passato dal 32% al 13%. Jeb Bush è fermo al 6%.
Ma torniamo alla “doppietta” di Trump: vietare l’ingresso dei musulmani negli Stati Uniti (“almeno fino a quando i nostri rappresentanti non riusciranno a capire cosa sta succedendo”) e limitare Internet (chiudere internet e i social media, per arginare la diffusione degli estremisti online). Le sue parole, com’era inevitabile, hanno scatenato una bufera di critiche, dalla Casa Bianca allo stesso Partito repubblicano. La Casa Bianca ha bollato le parole di Trump come “totalmente contrarie” ai valori americani. Il segretario alla Sicurezza interna Usa, Jeh Johnson, ha criticato una proposta che “diffama i musulmani e renderebbe il Paese meno sicuro”, frustrando gli sforzi per dialogare con la comunità islamica. “Fare questo è irresponsabile e contrario ai nostri sforzi per la sicurezza nazionale”, ha insistito Johnson in un’intervista alla Msnbc.
Durissimo lo speaker della Camera dei rappresentanti, Paul Ryan, che ha preso le distanze da Trump sottolineando che “non rappresenta” né il Partito repubblicano, né il Paese. Ryan ha spiegato di aver voluto fare un’eccezione alla sua scelta di non commentare la campagna elettorale per le primarie per denunciare che il piano di Trump “non è conservatorismo, non è ciò che il Partito repubblicano rappresenta e, ancora più importante, non è ciò che questo Paese rappresenta”. Poi ha ricordato che la libertà religiosa “è un principio costituzionale fondamentale” e che “molti musulmani prestano servizio nelle forze armate americane e muoiono per questo Paese”. Lo stesso Ryan ha però ricordato che nel caso in cui Trump dovesse vincere le primarie lui lo voterebbe. Uno dei pochi che ha solidarizzato con Trump è Ted Cruz, che lo ha elogiato se non altro per aver “portato l’attenzione dell’America sulla necessità di rendere sicure le frontiere”. Forse guarda già agli elettori di Trump, che lui potrebbe (vorrebbe) intercettare.
Se la “sparata” contro i musulmani oltre che razzista è intrinsecamente pericolosa, perché rischia di farsi nemici tutti i seguaci di Maometto, l’idea di chiudere Internet per fermare il proselitismo e il reclutamento di jihadisti è puerile. Perché se è giusto, anzi doveroso utilizzare tutti gli strumenti possibili (anche quelli tecnologici e informatici) per combattere i tagliagole, limitare la libertà di navigare in Rete vorrebbe dire far regredire l’umanità, che invece ha bisogno di maggiore libertà in ogni angolo del pianeta. Paradossale che un candidato repubblicano, che dovrebbe avere a cuore la libertà, possa avvicinarsi, con la propria proposta, ai regimi di Pechino e Pyongyang.