Trump: Assad è un animale
Non ha usato giri di parole Donald Trump per definire il presidente siriano Bashar al-Assad. In un’intervista a Fox Business Network (leggi) il presidente è tornato sull’uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco. “Quanto tu fai cadere gas, bombe, barili-bomba in mezzo alla gente, quando vedi bambini senza braccia, senza volto e gambe… questo è un animale”.
Trump ha però assicurato gli americani: niente boots on the ground, almeno per ora. “Non entreremo in Siria, ho fatto che quello che avrebbe dovuto fare l’amministrazione Obama molto prima di me e tutto sarebbe stato meglio, credo che la Siria sarebbe ora in una situazione migliore di adesso”. Il presidente, in pratica, torna ad accusare il suo predecessore di essere stato troppo “molle” con Assad (e non solo). Accusa peraltro condivisa, in passato, anche da Hillary Clinton.
Il blitz contro la base siriana di Al Shayrat è solo un “assaggio” o, per meglio dire, un avvertimento. Gli Usa hanno di nuovo tracciato la linea rossa, avvertendo che non può essere superata. Il bersaglio è sempre lui, Assad, accusato di aver “sganciato armi chimiche o barili bomba” contro la popolazione: “Si vedono bambini senza braccia, gambe, senza faccia, questo è un animale”. A Putin il presidente Usa manda a dire che “sta sostenendo una persona che è veramente malvagia e credo che questo sia un male per la Russia, sia un male per l’umanità e per il mondo”.
In una conferenza stampa al Pentagono il ministro della Difesa americana, James Mattis, ha detto che “non abbiamo alcun dubbio” che il regime di Assad sia responsabile dell’attacco con il gas che il 4 aprile ha colpito il villaggio siriano di Khan Sheikun causando oltre 80 morti. Allo stesso tempo non si è sbilanciato sulle voci che si rincorrono nell’amministrazione Trump, tra conferme e smentite, sul sospetto di una possibile collusione della Russia nell’attacco: “Non possiamo dirlo”, ha ribadito Mattis, che ha però ribadito che la priorità degli Stati Uniti in Siria non è cambiata, anche dopo la rappresaglia di venerdi scorso. Resta quella di “sconfiggere Isis”.
Il Cremlino però non ne vuol sapere di scaricare Assad. O perlomeno non vuol sapere di farlo in quattro e quattr’otto. Il portavoce, Dmitri Peskov, spiega così la linea di Mosca: “Ci pare ottuso sottolineare la necessità di prendere le distanza da Assad senza ricordare i due obiettivi principali” della guerra in Siria, ovvero la lotta contro il terrorismo e l’accordo politico. Assad è il “presidente legittimo della Siria”, ha sottolineato, “e l’esercito al suo comando partecipa direttamente alla lotta contro il terrorismo internazionale, così come la Russia appoggia questa lotta antiterrorista. In questo contesto – prosegue – sostenere che la Russia debba cessare di appoggiare Assad e i suoi sforzi nella lotta contro l’Isis suona come assurdo”.