Trump e la net neutrality
L’amministrazione Trump ha presentato un piano per smantellare le regole sulla “net neutrality” (neutralità della rete). Di cosa si tratta? Il principio in base al quale chi fornisce l’accesso a Internet (Internet service provider) non può privilegiare alcuni contenuti rispetto ad altri, ad esempio garantendo un download più veloce da un determinato sito. Come spiega l’Università di Berkeley, che ne fornisce la definizione, la net neutrality prevede che chi fornisce la connessione sia “slegato dall’informazione che è inviata attraverso le proprie reti. In altre parole, nessun bit di informazione scambiata deve avere priorità su altri. Di fatto, quindi, non è possibile creare una rete internet a due velocità, dando la precedenza a chi è disposto a pagare di più. La rete è stata equiparata agli altri servizi di pubblica utilità.
La votazione che potrebbe cambiare il mondo del web americano (e non solo) è prevista per il 14 dicembre da parte della Federal Communications Commission (Fcc). I grandi colossi del web, come Facebook, Google e Amazon, sono a favore della net neutrality, mentre i gruppi che operano nel mondo delle telecomunicazione, come ad esempio At&t, Verizon e Comcast, spingono per il cambiamento. In campagna elettorale Trump si era dichiarato contrario alla neutralità delle rete, dunque è normale che ora la Casa Bianca cerchi di cambiare le regole del gioco.
Il capo della commissione, Ajit Pai (nella foto), ha detto che la Fcc intende liberare internet da lacci e lacciuoli che proibiscono, di fatto, servizi e prodotti in grado di favorire la competitività. La svolta dovrebbe arrivare, visto che i repubblicani hanno la maggioranza della Fcc (tre repubblicani e due democratici). Il principio che muove i repubblicani, al di là della pressione della lobby delle tlc, è spiegato allo stesso Pai: “Dovremmo fare delle regole che lascino competere le aziende, in ogni settore, facendo decidere ai consumatori chi vince e chi perde”. Poi ha aggiunto che i governi locali e statali non potranno legiferare in materia perché internet è un “servizio interstatale”.
Che cosa può succedere una volta approvata la riforma? Secondo i repubblicani si aprirà la strada a nuovi investimenti nella banda larga. Aumentando le opzioni sul mercato, dovrebbero nascere dei servizi web più veloci, ovviamente per chio è disposto a pagare di più. Quasi scontato che le nuove regole verranno impugnate dalle associazioni che difendono a spada tratta la net neutrality, con ricorsi in tribunale. Ed è certo che il braccio di ferro andrà avanti: diversi Internet service provider ormai sono proprietari di servizi di streaming, e proprio per questo potrebbero ottenere trattamenti di favore, ledendo la libera concorrenza. Il rischio, denunciato da diverse associazioni di consumatori, verte anche sulla libertà di comunicazione, con siti e servizi che potrebbero diventare inaccessibili per logiche commerciali ma pur sempre arbitrarie.
Non è secondario l’aspetto dei prezzi per i consumatori. Garantire l’accesso in modo libero (e paritario) a tutti i contenuti in teoria garantisce dal possibile aumento dei prezzi. Un Internet service provider, infatti, con le nuove regole potrebbe far pagare di più l’accesso a determinati siti (ad esempio per accedere agli streaming) perché si consuma più banda. E le piccole aziende, a partire dalle start up (ma non solo) potrebbero essere fortemente penalizzate rispetto a quelle di dimensioni più grandi. Il capo della Fcc però promette che le autorità “richiederanno ai service provider trasparenza nelle loro pratiche, così i consumatori potranno comprare il piano migliore per le loro esigenze e gli imprenditori, comprese le piccole imprese, potranno avere le informazioni tecniche necessarie a innovare”. Se Google ha manifestato la propria delusione (“Le regole sulla net neutrality della Fcc sono dalla parte dei consumatori e siamo delusi dalla proposta pubblicata oggi”. Verizon sottolinea invece he “la scelta del chairman Pai riporterà a regolamentazioni molto leggere che sono state la forza dei servizi internet”. L’associazione UsTelecom parla di una nuova era che si sta aprendo, con la deregulation che porterà espansione, investimenti e aggiornamenti della rete.