Usa-Russia, guerra dei media
La nuova guerra fredda si combatte anche con i media. A dare il via è stato il Dipartimento di Giustizia Usa, che ha imposto a Russia Today di registrarsi come “agente straniero”. Il network foraggiato dal Cremlino negli Usa viene ritenuto uno dei mezzi con cui i russi hanno influenzato le elezioni presidenziali del 2016. RT ha provveduto a registrarsi, come richiesto dalle autorità americane. Ne è nato, però, un “caso politico”. Mosca, infatti, ha risposto stilando a sua volta un elenco di “agenti stranieri” che operano in Russia: tra questi “Voice of America” e “Radio Free Europe“, servizi internazionali di radio e televisione finanziati dal Congresso Usa. L’elenco viene compilato dal ministero della Giustizia russo in base alla nuova legge che rende possibile equiparare le testate giornalistiche finanziate dall’estero ad “agenti stranieri”. Alle testate non viene imposta una registrazione, ma il ministero della Giustizia può valutare e decidere sul loro conto caso per caso. Alle procure viene fornito uno strumento con cui fare pressione su determinati media “scomodi”.
Chi finisce nella lista non è costretto a chiudere, ma deve sottostare ad alcune restrizioni previste ad esempio per le Ong: contrassegnare tutto il materiale pubblicato con l’etichetta “agente straniero”; stilare ogni tre mesi un rapporto sui finanziamenti che si ricevono, comunicando le informazioni personali dei finanziatori, come sono stati spesi i soldi, essere sottoposti a un audit annuale; nel caso di reclami o segnalazioni ci possono essere controlli non programmati.
Al rifiuto di registrarsi come “agente straniero” può scattare il bando dal paese, con il personale che rischia fino a due anni di carcere. L’obiettivo della legge è stato spiegato dalla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova: creare uno strumento preventivo con cui Mosca, in futuro, sia in grado di rispondere a qualunque Stato eserciti pressioni o restrizioni su Russia Today o altri media russi. Mosca promette che non ci saranno effetti sulla libertà di stampa. I difensori dei diritti umani però parlano di una nuova arma per reprimere il dissenso. Per Amnesty International si tratta di “un nuovo passo per la soppressione della libertà di parola in un paese in cui la situazione della libertà di stampa è già in condizioni disperate”.