Usa, non chiamatela pizza…
Sono convinto che ciascuno di noi possa mangiare ciò che vuole, fermi restando alcuni paletti imprescindibili (la carne umana, tanto per citarne uno). Eppure non riesco a non provare i brividi di fronte a ciò che ha scritto il Washington Post, che ha parlato di una nuova pizza preparata con il pollo nell’impasto. Si tratta della “chicken pizza crust”. Per il quotidiano americano si tratta di un vero e proprio “abominio” culinario. Ed è difficile dargli torto. Pensate che nell’impasto vengono mescolati, oltre a farina, lievito e acqua, anche il petto di pollo in scatola, il parmigiano (o qualche scadente succedaneo) e persino l’uovo.
Immaginiamo che chef Bruno Barbieri potrebbe tranquillamente parlare di un “mappazzone”, ma saremmo curiosi di sapere cosa direbbe (e farebbe) Joe Bastianich, che di solito a Masterchef quando non apprezza un piatto lo fa volare nel cesto dei rifiuti senza tentenamenti. Pare che esistano anche confezioni di mini pizze al pollo che sono vendute congelate dalla Real Good Food, destinate a chi non può mangiare il glutine.
Senza voler scomodare l’Unesco, che ha da poco inserito la pizza tra i patrimoni del’umanità (in realtà nello speciale elenco è stata inserita l’arte del pizzaiuolo napoletano), viene da chiedersi che senso abbia fare una pizza in questo modo. E ancor più ci chiediamo che senso abbia chiamarla pizza. Sempre i soliti americani, dirà qualcuno… facendo qualche ricerca su Internet scopri che qualcuno, in Italia, ha lanciato la Pizza Pollo, “l’unica pizza con base croccante di cotoletta di pollo”. Continui a chiederti: che senso ha? E ti assale un dubbio: non glielo avremo insegnato noi questo abominio agli americani?
Foto dal Washington Post