New York e la paura dei tassisti
C’è allarme nel mondo dei tassisti di New York. Un gruppo si è riunito a Manhattan, sulle sponde dell’East River, vicino al ponte di Brooklyn, per ricordare un collega che si è tolto la vita gettandosi nel fiume: è il quinto caso in cinque mesi. Yu Mein (Kenny) Chow, 56 anni, birmano, moglie e figli, era disperato perché non riusciva più a mandare avanti la propria famiglia e pagare i debiti. Nella Grande Mela sono circa 150mila mila i tassisti, alla guida di 100mila “yellow cab” (taxi gialli) più i “boro taxis” (verdi). Spietata la concorrenza di Uber: sono 60mila le vetture che garantiscono le corse tramite un’app. Il problema che ha spinto alcuni tassisti all’estremo gesto è strettamente economico: gli incassi si assottigliano e per sopravvivere si devono passare tantissime ore alla guida (15 al giorno, fino a cento alla settimana), quando un tempo bastava lavorare 8-9 ore al giorno per vivere bene, mantenendo discretamente la propria famiglia. Oggi invece più della metà dei tassisti guadagna meno di 50mila dollari all’anno, con una città come New York in cui il costo della vita è altissimo. E visto il numero sempre più alto di taxi e auto di Uber in circolazione, aumenta il tempo di circolazione senza passeggeri a bordo (+80%).
Ad aggravare il problema ci sono le licenze. Oggi il valore massimo di un “medaglione” (così viene chiamata la licenza commerciale) oscilla intorno ai 175-200mila dollari (150mila euro), un tempo poteva costare un milione. Cosa comporta questo divario? Che molti tassisti, indebitatisi per acquistare la licenza, oggi non possono rivenderla alle cifre di una volta. Sono, dunque, senza via di scampo. L’ultimo tassista che si è tolto la vita aveva contratto un debito di 700mila dollari per il medaglione acquistato, che oggi ne vale meno di 200mila.
Trasferitosi negli Stati Uniti da giovane, Kenny Chow aveva lavorato come gioielliere. Quando l’azienda per cui lavorava aveva chiuso, si era reinventato tassista, investendo i suoi risparmi e indebitandosi per poter guidare una yellow cab. Aveva acquistato un medaglione nel 2011, ma sei anni dopo si era reso conto i 700.000 dollari investiti lo stavano trascinando a fondo: non poteva permettersi l’istruzione di sua figlia e le spese mediche a sua moglie, dopo che le era stato diagnosticato un grave tumore. Così, preso dalla disperazione, ha deciso di farla finita. Per ricordarlo i suoi colleghi e amici, oltre al fratello Richard, hanno gettato rose bianche e rosse nelle acque grigie dell’East River.
Il problema dei tassisti di New York non è solo economico e sociale, è anche politico. Un altro di loro, Douglas Schifter, prima di uccidersi lo scorso febbraio, sparandosi alla testa, accusò il sindaco di New York, Bill De Blasio, di aver trasformato gli autisti in schiavi.