I nuovi amici di Trump
La storica stretta di mano tra Kim Jong-un e Donald Trump arriva dopo 65 anni dalla fine della guerra di Corea (1950-53), il primo grande scontro armato tra il blocco sovietico e quello occidentale, momento più alto e drammatico della cosiddetta Guerra fredda.
Trentotto minuti in tutto il faccia a faccia tra i due leader, avvenuto in un hotel a cinque stelle nell’isola di Sentosa. Poi l’incontro è andato avanti, con la partecipazione dei consiglieri politici delle due parti. Alla fine è stato firmato un documento che prevede “nuove relazioni Usa-Corea del Nord”. Gli Stati Uniti, inoltre, si impegnano a fornire “garanzie di sicurezza”. Trump ha detto che il vertice è “andato meglio di come chiunque si aspettasse” e ha annunciato di voler incontrare di nuovo Kim in futuro.
Di concreto cosa cambierà? Saranno sospese le esercitazioni militari congiunte Usa-Corea del Sud, un gesto di buona volontà verso Pyongyang. I soldati Usa per ora restano a Seul e dintorni, però Trump non ha escluso un futuro ritiro. Le sanzioni economiche per il momento rimangono, ma l’impegno è quello di rimuoverle non appena si vedranno i frutti dell’accordo, il cui primo obiettivo, come ha sottolineato Trump, è la piena denuclearizzare della penisola coreana. Si parla anche di un trattato di pace che chiuda definitivamente la guerra, dopo l’armistizio del 1953.
Il presidente Usa non ha fornito dettagli sulla denuclearizzazione su cui Kim si è impegnato (quando inizierà e quando si concluderà?), ma ha detto che sarà “completa, verificabile e irreversibile”.
Vedremo se il faccia a faccia porterà i risultati sperati. Di sicuro Trump porta a casa un risultato importante a livello d’immagine. Dà inizio a un percorso che, potenzialmente, potrebbe portare la pace in un’area dove il conflitto va avanti da 70 anni. Il successo mediatico è enorme per il prsidente Usa. La storica stretta di mano e la firma del documento arriva pochi giorni dopo la clamorosa rottura al G7. Nel suo disegno politico Trump sembra volersi allontanare sempre più dagli storici alleati dell’Occidente, aprendo ai nuovi potenziali amici (Cina e Corea del Nord) in un rapporto che, giocoforza, dovrà essere basato non sulla condivisione di valori ma solo sulla reciproca convenienza.