Cosa cambia con Johnson speaker della Camera Usa
Al quarto tentativo sì è sbloccato lo stallo alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Mike Johnson, deputato repubblicano della Louisiana, è il nuovo speaker. Ha ottenuto 220 voti (ne servivano 217 per essere eletto). Prende il posto di Kevin McCarthy, destituito all’inizio del mese dopo la mozione della sfiducia presentata dopo l’accordo con i democratici per evitare lo shutdown. Il più contento di tutti è l’ex presidente Donald Trump. “Sarà un grande speaker”, ha detto. Ma anche Biden si è complimentato, esortando il nuovo speaker a “muoversi rapidamente” su Israele e Ucraina per rispondere alle “esigenze di sicurezza nazionale e per evitare uno shutdown tra 22 giorni”.
Cinquantuno anni, avvocato, ex presidente del gruppo conservatore Republican Study Committee, tra il 2020-21 è stato molto attivo per aiutare Trump a non far convalidare il risultato delle elezioni del novembre 2020. Alcuni commentatori Usa sottolineano che, con questa scelta, il Gop sposta il proprio baricentro verso l’estrema destra. Probabilmente è una semplificazione troppo esagerata. C’è da dire che Johnson si è fatto strada dopo tre tentativi falliti di eleggere uno speaker da parte dei repubblicani. E alla fine lo stallo si è risolto solo grazie al beneplacito di Trump. È lui che ha vinto, in fondo, e i moderati del Gop hanno dovuto incassare il colpo.
Piccolo dettaglio da non sottovalutare. Tom Emmer, l’ultimo a ritirarsi dalla corsa dopo non aver raggiunto il quorum necessario, era stato bollato da Trump come un “Rino” (repubblicano solo di nome), con l’ex presidente che aveva rincarato la dose con queste parole: “Totalmente non in contatto con gli elettori repubblicani”.
Qualcuno si domanda: per come sono andate a finire le cose i democratici non avrebbero fatto meglio ad aiutare McCarthy a restare in sella? In realtà era un’ipotesi impraticabile, perché lo speaker è il presidente della Camera, questo sì, ma deve prima di tutto rappresentare la maggioranza, guidandone i lavori e dettando i tempi.
Potrebbe anche essere che un partito repubblicano più spostato a destra faccia gioco ai democratici. Un’ala del Congresso più vicina all’ex presidente (e meno incline al compromesso) alla fine secondo alcuni potrebbe non aiutare Trump nella scalata alla Casa Bianca.
Biden per ora ostenta tranquillità. E quando gli chiedono se tema che anche nel 2024, in caso di vittoria, potrebbe essere di nuovo contestato, il presidente ha risposto di “non essere preoccupato”, perché i sostenitori di Trump sono “andati fino alla Corte Suprema e hanno sempre perso. Io – ha concluso – conosco la Costituzione”. Mostra i muscoli il presidente. Regola numero uno nelle battaglie: mai far credere all’avversario di aver paura.
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