Habemus Giorgia, la leader di Fratelli d’Italia in campo per la Capitale

Giorgia Meloni ha sciolto le riserve: si candida a sindaco di Roma. Ci avesse pensato prima, ci saremmo risparmiati tutti questi spiacevoli show e tutte queste sterili polemiche che hanno contribuito a danneggiare ulteriormente l’immagine di un centrodestra confuso e alquanto “isterico”. Meloni è una donna “tosta”, conosce la città e le sue problematiche, è caparbia e capace e questo nessuno può metterlo in dubbio, sicuramente la sua gravidanza sarà un plus non certo un fattore penalizzante per la sua campagna elettorale. Siamo sicuri che le illazioni e le battute infelici che hanno preceduto la sua discesa in campo la rafforzeranno ancor di più e che da donna intelligente qual è, saprà darvi il giusto peso smorzando i toni, concentrandosi sui programmi e le cose da fare piuttosto che cadere nel penoso tranello del botta e risposta fine a se stesso e della polemica strumentale e montata sul nulla: da Vladimir Luxuria che le “augurò” figli trans – questa sì, un’ uscita di cattivo gusto – fino al contestatissimo consiglio non richiesto del candidato berlusconiano Guido Bertolaso di dedicarsi alle gioie della maternità, come se una campagna elettorale potesse precludergliele. Che l’ex capo della protezione civile abbia urgente bisogno di uno staff della comunicazione al seguito che gli eviti di fare gaffes (reali o montate ad arte) è ormai evidente, stupisce che un uomo come Silvio Berlusconi che ha fatto di una comunicazione efficace e del rapporto empatico con i propri elettori ed elettrici la propria cifra stilistica possa non rendersi conto che è l’ora di affiancare a Bertolaso degli spin doctor seri e dispiace che possa lui stesso cadere in simili errori grossier.
Però, da qui a scatenare tutta la bagarre che ne è scaturita fuori, sinceramente ce ne passa. Del resto in un paese dominato da un fastidioso e demagogico politically correct ogni occasione è buona per indignarsi a comando. Chiaramente quando è conveniente e non troppo compromettente farlo: al di là delle solite dichiarazioni dei soliti politici che ormai esistono solo per dire qualcosa in tv, delle solite paginate dei giornali e delle ovvietà più o meno richieste di opinionisti vari avariati, stavolta sono resuscitate persino le femministe, che neanche sugli stupri di massa a Colonia – guai, appunto, ad indignarsi con i presunti profughi – si erano espresse con tale veemenza contro un maschio, reo di aver attentato alla dignità di una donna. Si è parlato di invettive sessiste, attacchi violenti, volgari insulti e chi più ne ha più ne metta. Fino ad arrivare a toccare picchi di vera e propria comicità involontaria: un noto settimanale patinato, Bibbia dei radical chic di casa nostra, per supportare la tesi che una mamma sia in grado di conciliare lavoro e famiglia, è arrivato a paragonare l’ incombenza di amministrare Roma, una città con quasi tre milioni di abitanti e la cui situazione catastrofica è sotto gli occhi di tutti, ad un paesino di mille anime in provincia di Oristano. Ora, va benissimo avere una tesi e cercare verosimili “pezze di appoggio” per poterla sostenere, ma sarebbe anche necessario saperlo fare senza rendersi ridicoli. Nell’articolo in questione la giovane prima cittadina del Comune sardo, madre di due figli piccoli, ha voluto testimoniare alla zelante giornalista che “basta organizzarsi. Io mi sveglio alle 5 del mattino, faccio il bagno ai bimbi, li accompagno all’asilo. Poi cerco di tornare a prenderli, e se gli impegni istituzionali me lo impediscono, chiedo aiuto alle nonne”. Illuminante.
Più o meno quello che fanno tutte le donne che lavorano e che hanno dei figli di cui occuparsi. Non vedo dove sia la notizia.
Imperdibile anche il giudizio della stessa su Bertolaso, da cui si è sentita “mortificata” come donna per le sue parole a proposito della non opportuna candidatura della leader di Fratelli d’Italia dato il suo stato interessante.
Per dovere di cronaca è bene riportare la frase tanto mortificante del candidato a sindaco di forza Italia: “La Meloni deve fare la mamma, mi pare sia la cosa più bella che possa capitare ad una donna. Deve gestire questa pagina della sua vita. Non vedo perché qualcuno dovrebbe costringerla a fare una campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche, sporcizia…”. Che Giorgia Meloni si sia risentita in quanto chiamata in causa, è un suo inopinabile diritto ma attendo dalle sacerdotesse del linguaggio politicamente corretto dove sia un termine, un aggettivo, un’ insinuanzione “mortificante” intrisa di livore e maschilismo nei confronti delle donne.  giorgia

Il punto è un altro. E non c’entrano nulla le offese, vere o presunte che siano. In Italia c’è un problema di genere, questo è innegabile ma la differenza di trattamento rispetto ad un uomo non riguarda solo le donne in gravidanza e le neo mamme, la verità è che sulle donne, sul loro corpo, sulle loro capacità professionali c’è molta retorica. Tutti siamo bravi a riempirci la bocca di belle frasi fatte sull’ uguaglianza, sulle donne che a parità di carriera guadagnano meno degli uomini, sul femminicidio, sulle islamiche costrette a portare il velo imposto dagli uomini o sulla pratica dell’utero in affitto, che di fatto rende le donne merce quanto la creatura che accettano di portare in grembo per denaro. Tutto giusto e condivisibile. Peccato che pochi si pongono però anche un’altra domanda. Esistono altre forme di schiavitù e sudditanza nei confronti del potere maschile? Ebbene sì, e sono se possibile ancor più meschine e subdole. Pensiamo a quelle donne che ancora oggi, nel 2016 in una società “evoluta” come quella occidentale, per affermarsi professionalmente o per ottenere un ruolo socialmente, economicamente o politicamente rilevante debbano avere alle spalle un uomo. Sia esso il padre, il marito, il compagno o l’ amante. Quante sono davvero le donne che emergono per meritocrazia? Quante sono davvero “indipendenti”?

Pensiamo al recentissimo caso di Patrizia Bedori, ex candidata a sindaco di Milano per il Movimento 5 Stelle che ha deciso coraggiosamente di denunciare all’opinione pubblica il fatto che ci fosse stato qualcuno anche tra i compagni di partito che le aveva chiesto di rinunciare alla candidatura perché “brutta, grassa e obesa” o perchè “casalinga”. Questo è il vero fatto aberrante: se non hai una “spinta” maschile forte alle spalle e per di più non sei ritenuta esteticamente gradevole, la carriera – che sia politica o meno – ti viene fortemente osteggiata se non addirittura preclusa. A nessun uomo viene mai chiesto di rinunciare ad un impegno professionale perché sta per diventare padre o perchè brutto e non in forma.
Anche perchè se il criterio fosse quello dell’avvenenza, nei posti di potere ve ne sarebbero ben pochi.
Giorgia Meloni, che è l’unica leader donna di un partito in Italia, che certo non rientra nella categoria delle miracolate o delle “cortigiane del re” – ed è questa la sua vera forza e quello che la contraddistingue da sempre – a questo punto dovrebbe dare un bel segnale e formare una squadra di donne forti, volitive, preparate ed intelligenti come lei. E soprattutto indipendenti da uomini di potere.

 

 

Seguimi anche su:

https://m.facebook.com/laura.tecce.94/?ref=bookmarks

Tag: , , , ,