Ha un curriculum di tutto rispetto Janet Yellen, l’economista liberal che Obama ha scelto per la guida della Federal Reserve. Per quel posto il presidente aveva individuato l’ex segretario al Tesoro Lawrence Summers, poi ritiratosi dopo la durissima opposizione incontrata da parte di ampi settori dei democratici (perché considerato troppo vicino alle banche). Così, dopo la bocciatura di Summers, si è fatta largo la vice presidente della banca centrale, la prima donna al vertice della Fed. Dal 2010 braccio destro di Bernanke, ancora più di lui è convinta sostenitrice di una politica di stimoli monetari per la ripresa. Per gli analisti è una scelta di continuità, che arriva in un momento estremamente delicato per gli Stati Uniti, con il problema dello shutdown e il braccio di ferro, infinito, tra la Casa Bianca e i repubblicani per alzare il tetto del debito ed evitare il default. Per la scelta della Yellen, considerata una “colomba”, esultano sia i broker di Wall Street (convinti che sarà prudente nell’eliminazione dei sussidi all’economia), sia l’ala più a sinistra del partito democratico.

Dopo aver frequentato il liceo Fort Hamilton a Brooklyn, Yellen ha scoperto la passione per l’economia durante i suoi anni all’università. Mentre frequentava la Brown University, infatti, ha avuto modo di incontrare James Tobin, professore di Yale che dopo qualche anno ha vinto il Nobel all’Economia. Tobin, figlio della Grande depressione, è stato consigliere dei presidenti John Fitzgerald Kennedy e Lyndon Johnson. Incontro che l’ha spinta a un dottorato di ricerca a Yale, dove si è concentrata soprattutto sulla disoccupazione. A Yale, dove si è laureata, ha incontrato suo marito, l’economista George Akerlof, che nel 2001 ha vinto il Nobel all’Economia. Nella metà degli anni Novanta l’allora presidente della Fed Alan Greenspan le chiese di guidare un dibattito interno alla banca sulla possibile adozione di un target formale di inflazione. Yellen è stata una delle poche a sfidare lo stesso Greenspan sulla stabilità dei prezzi, suggerendogli di alzare i tassi di interesse a breve per contrastare i prezzi (consiglio non seguito).

Docente all’Università di Berkley, in California, è stata poi nominata presidente della Federal Reserve di San Francisco. Da qui fu tra i primi a segnalare, inascoltata, i rischi della bolla immobiliare. Lasciò la California nel 1997 quando l’allora presidente Bill Clinton le affidò la guida del Council of Economic Advisers. Nel 2010 Obama la chiama alla vice-presidenza della Fed, al posto di Donal Kohn, una nomina che superò senza problemi il vaglio del Senato Usa nonostante i no dei repubblicani più conservatori che videro nella Yellen inclinazioni troppo inflazionistiche. La stessa critica potrebbe esserle mossa oggi dall’ala destra del Gop, quella più vicina ai Tea Party, che non le perdona una frase pronunciata nel 1995: “Quando gli obiettivi del pieno impiego e dell’inflazione bassa confliggono, una politica saggia e umana sceglie di far salire l’inflazione”.

Il nuovo capo della Fed è considerato una “colomba” per le posizioni sostanzialmente moderate e aperte al dialogo. Soprattutto perché, pur essendo di “sinistra” (predilige politiche espansive e per l’occupazione, anche a scapito del rigore sul contenimento dell’inflazione), potrebbe dare il via al cosiddetto “tapering“, la graduale riduzione dei massicci stimoli monetari addottati da Bernanke in risposta alla Grande recessione del 2008. Descritta dai suoi colleghi come una “piccola donna con un grande quoziente intellettivo”, Yellen dovrà decidere la tempistica del ritiro delle misure anti-crisi.

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