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«Tu sei lo specchio di tua madre e lei in te rievoca il bell’aprile della sua giovinezza».

Per comprendere l’involgarirsi del femminile che abbiamo esaminato qualche giorno fa non basta squadrarlo da una prospettiva virile; serve altresì investigare il vincolo fra mamme e figlie, gineceo dove si fila una relazione destinata ad armare il nostro tessuto sociale. Un tempo luogo di comprensione e complicità sembra oggi sempre più teatro di cimento, di competizione; dove si percepiva fiducia e solidarietà, oggi si respira sospetto e antagonismo. Come mai? La ragione va ricercata nel feticcio della giovinezza, che non permette più alle madri di invecchiare serenamente e alle figlie di poter serenamente crescere. Non v’è dubbio che esistono ancora meravigliosi rapporti fra mamme e bambine adolescenti o sposate, ma sono casi sempre più inconsueti. Nell’epoca in cui la giovinezza è totem, idolo manifesto su scala planetaria, il ricordo di quel bell’aprile ferisce, fa inviperire… poiché alza il velo alla messinscena di una primavera sottovuoto. E il culetto santo della propria adorata creatura diventa la natica insopportabilmente soda di una smorfiosa rivale.

 

Nella zona di Milano in cui abito solo un occhio molto avvertito è in grado di riconoscere da tergo le madri dalle figlie: felpe, sneakers, cappellini da baseball, jeans strappati, tatuaggi, acconciature e portamento sono gli stessi. «Dietro liceo, davanti museo» amano dire i satanassi del calembour; ma nel cinico gioco di parole si nasconde un’acre verità. Sia ben chiaro, nulla impedisce a una gentildonna in età da menopausa di essere chic anche in Superga e Levi’s 501, perché non è una mera questione di dress code; bensì di pose e atteggiamenti, che sono censurabili quanto più si sforzano di riprodurre la sfrontatezza giovanile. A ciò si aggiunge il sempre più sconsiderato ricorso alla chirurgia estetica da parte delle signore mature, utile solo ad allargare la distanza stabilita dalla natura: per quanto riuscito possa essere l’intervento – che di solito produce un rivoltante effetto posticcio – non potrà mai competere con la giovinezza autentica. Certo, non tutte le dame invecchieranno con la classe di Polissena di Bagno, ma le armi che la donna compiuta deve affilare sono quelle della signoria, della distinzione, dello charme; quelle cioè che una giovane non sa ancora maneggiare. Ma non siamo così ingenui da voler svelare alle madri la ricetta per mangiarsi le figlie nell’insalata di mare; la cronaca quotidiana appura come alcune di loro sappiano già cucinarsele adeguatamente:

 

Ristorante Pisco, Milano. Nonna, figlia e nipotina si dividono una teglia di spaghetti alle vongole. La nipotina, non ancora maggiorenne, veste con parsimonia dei braghini in denim scappati anni prima e tiene sul tavolo un pacchetto di Camel senza filtro. La mamma è di quelle ex rizzacazzi che proprio non ci stanno a finire sul pino, fogonata dalle lampade e con borsone GetFit. In famiglia regna la benevolenza, almeno fino a quando un branzino alla messinese viene accompagnato dal seguente alterco:

«Siii… perché se Leo mi ha mandato a cagare è solo colpa tuaaaa!», sbraita la pupattola alla genitrice.

«Guarda che quello non veniva a casa nostra per te… signorina!».

 

Per un attimo ho temuto che anche la nonna dicesse la sua.

 

 

Se volessimo essere consultivi, quindi, consiglieremmo alle signore di ridiscutere le regole di ingaggio. Pur quando quelle attuali le vedono imporsi. Certo, benché sia Venerdì santo non è propizio idealizzare l’immagine della madre e affiancarle la tavola di Sant’Anna, la Vergine e il bambino con l’agnellino; anche dopo ripetute gravidanze, cagionate non necessariamente dallo Spirito Santo, si può mirare con occhio trombino al futuro, vivendo di slancio la propria sessualità e il diporto della seduzione. Ma lo stile, quello definisce. Parafrasando Gabrielle Bonheur: la giovinezza passa, lo stile resta.

 

Una donna deve essere fieramente donna, non incarnare la caricatura di una ragazzina. E una ragazzina dovrebbe profumare di freesia e borotalco, non di Camel senza filtro. Nel momento in cui vi è groviglio di ruoli, si apre il sipario alla farsa.

 

Mi trovo al tavolino di un caffè per consumare una sciocchezza, quando intercetto il botta e risposta fra una mamma e una figlia di inizio millennio, dalla loquela ai tempi connessa. Signora sui 50, fanciulla sui 20/22. Diverse in tutto, abbigliate pareil:

«Sì, Per divertirmi un po’ …e quindi?!».

«Con chi andresti?».

«Con Elsa… ».

«Ah…ottimo! Con quella zoccoletta!».

«Ma saranno un po’ cazzi miei di chi frequento!».

«E per quando volete prenotare?».

«Per i primi di luglio… »

«Belle burine, complimenti! Ibiza a luglio!».

«Elsa a giugno e a settembre non può. Che pesantezza! E poi vado dove voglio, quando voglio! E adesso, se me lo permetti, vado a pisciare… ».

«Solo?! Ma vai un po’ a cagare che è meglio!».

 

Ho riportato il battibecco con fedeltà. E spero di non scardinare il vostro immaginario segnalando che in partenza per Ibiza… è la madre.

 

 

 

 

 

 

 

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