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Inserisco come articolo la risposta che ho dato questa notte all’amico e lettore di sinistra Damiano, il quale, legittimamente, trovava la storia di ieri un poco assurda.

Caro Damiano, vorrei tanto che la mia fosse solo una suggestione letteraria con qualche vuoto di sceneggiatura. Al contrario, è una posizione troppo meditata per darmi grosse speranze di errore. Dalle opere di Horkheimer e Adorno (che mi sono permesso di inserire subliminalmente in alcuni passaggi di quel testo), all’Uomo a una dimensione di Marcuse, passando all’Italia attraverso Pasolini, gli studi gramsciani fino a Bagnai e Fusaro… si rileva come il pensiero da sinistra abbia intercettato lucidamente il nemico. E il nemico, post grandi narrazioni ma ancor più totalitario, ha sempre la stessa radice, benché venga chiamato con nomi diversi, talvolta confondendo il soggetto con i suoi mezzi: capitalismo avanzato, dominio, industria culturale, società dei consumi, pensiero unico, globalismo, mondializzazione, plutocrazia egualitaria, finanzocrazia. Semplifico, sapendola uomo di cultura. Se prima la supremazia si esercitava governando il mito, poi attraverso la divinità (l’Islam può ancora farlo), quindi con i grandi ideali (la Patria, la Rivoluzione), nell’Occidente secolarizzato e post-ideologico (espressione ironica, va da sé) si esercita con la forza persuasiva del capitale al servizio di se stesso. Le masse non sono composte da cittadini, ma da zombi… perché il dominio, anziché adattarsi ai bisogni e ai valori degli elettori democratici, li inventa. Li inculca. E’ fondato sulla regressione mimetica, sulla manipolazione degli istinti mimetici repressi, come le manifestazione paciaiole oppure i black friday rappresentano eloquentemente. E ne riutilizza la prassi attraverso tutti i medium di cui dispone (cinema, tv, stampa, web, smartphone), innestando la nuova ideologia. Il linguaggio appiattito e comprensibile a tutti ma con improvvise ingiunzioni oscure e dogmatiche («spaventano i mercati», «pericolo spread», «fiscal compact», «ce lo chiede l’Europa»), apparentemente necessarie e ineluttabili («la globalizzazione è inarrestabile»), i valori semplici eppure seducenti, capaci di creare rapida intesa, tranquillizzano le coscienze e solleticano la vanità di appartenenza (le persone civili, sofisticate, cool, votano a sinistra). Il loro prodotto non è uno stimolo, ma un modello per reazioni a stimoli inesistenti. E i cittadini democratici diventano morti viventi. Se lei osserva e ascolta la macchina culturale politicamente corretta, che è globale, da New York a Parigi fino a Macerata… noterà che ha sempre il tono della strega che intende ammaliare il bambino mentre lo avvelena: «Buona la minestrina? Ti piace tanto la minestrina! Ti farà tanto bene, tanto bene».

 

 

 

Ma caliamo il tutto in propaganda politica. Alla fine delle grandi narrazioni la sinistra ha tradito il popolo e venduto l’anima al capitale. E il capitale ha capito che per dominare le masse era utile servirsi di valori che fingessero di tutelarle. Così si arriva, mutatis mutandis, al «abbiamo una banca!» di Fassino. Il vecchio sentimento di invidia sociale dell’ex comunista ha trovato ristoro nel danaro, mentre l’epica plutocratica, già paventata da Mussolini, ironicamente, ha trovato nei valori della sinistra sociale la sua maschera ideale. Per cui i Pd di questo mondo attirano voti fingendosi dalla parte degli ultimi, e mentre lo fanno servono i primi e si arricchiscono; perché questo meccanismo funziona allo stesso modo per i democratici americani o per i marciatori di Macron in Francia. Da Fassino-Bersani a Renzi-Leopolda c’è solo una mutazione antropologica per rendere lo strumento più adatto ai tempi, più potabile per i nuovi elettori (con una lotta intestina fra resistenze e rampantismi). Le élite dell’industria culturale (Hollywood come Favino fino al Vaticano di Francesco) ripetono, ritualmente, consapevolmente o meno, l’incantesimo di questo inganno… e gli zombi si commuovono per poi marciare. Un incantesimo che ha le sue ferali formulette, fra le quali l’antifascismo appunto. Quest’ultimo oggi non è sbandierato da chi sa che cosa fu il fascismo; perché chi lo sa è consapevole del suo decesso. Ma da chi lo rivendica per posa o per poter esercitare violenza dalla parte della ragione “autorizzata”, in una necrofilia esplicita verso quella violenza che non c’è più. Per questi ultimi vale la frase di Flaiano: esistono due tipi di fascisti, quelli comunemente intesi e gli antifascisti. Mentre chi si lascia piegare dall’influsso delle altre formule magiche, quelle dell’egualitarismo, dell’accoglienza, dell’amore per il diverso purché esotico, dal profugo al ristorantino etnico, lo fa con la stolta ingenuità di cui parlava Gramsci. Che porta noi tutti alla sciagura. Un mondo dove L’1% della popolazione possiede una ricchezza pari a quella del restante 99% e dove quello stesso 1% persuade la classe media planetaria che i disperati della terra vanno aiutati qui da noi. E quella classe media se ne convince senza chiedersi chi pagherà il prezzo. Quindi tutta questa impalcatura va oltre il bieco-opportunismo elettorale a termine che citava lei ed è piuttosto una sinistra macchina elettorale totalizzante e sempre in funzione, che plagia, soggioga, irretisce prima ancora che la coscienza della falsità emerga. E arriva a plagiare alcuni fra gli stessi aguzzini, come nel caso della Boldrini. Quando dichiara… «abitiamo un mondo globale, in cui circolano liberamente i capitali, le merci e le informazioni. I migranti sono l’elemento umano della globalizzazione, l’avanguardia del mondo futuro»… senza rendersene conto sta già trattando gli uomini come cose. E senza saperlo è messaggera e carceriera (al femminile) di un nuovo sfruttamento.

 

 

 

 

La vita non vive. Proprio come nel nazifascismo e nello stalinismo. Se là si esisteva nei campi di concentramento o nei gulag, qui si viene deportati in un sonno ipnotico di schiavitù a deambulare per la pace, per l’antifascismo, per i diritti delle donne, degli omosessuali, degli irredentisti bengalesi… come fosse un nutrimento per la libertà quando è invece la minestrina della strega. Ma se c’è qualcosa che può ridestare le coscienze cadute in stato di ecoprassia… è la disperazione. Quanto a Berlusconi (che pure ha i suoi zombi nell’armadio), sventolava lo spauracchio rosso, sì… ed era una banalizzazione. Ma con concetti di senso comune come “cuore a sinistra, portafoglio a destra”, grossolanamente, semplicisticamente, indicava proprio questa commistione fra ex comunisti e nuovi capitalisti, la contraddizione in termini fra difesa del proletariato e turboliberismo. Additava i De Benedetti. Che degli zombi sono sempre stati gli animatori culturali. Da sincero uomo di sinistra, spero che ora le sembri tutto ancor più assurdo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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