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Qualche anno fa ero rimasto sbalordito dalle evoluzioni alle parallele di Johanna Quaas, 91enne tedesca entrata nel Guinnes World Record come la ginnasta più anziana di sempre. Ebbene, ora la sua indolente elasticità senile non mi fa più tanta impressione, superata in audacia, tempra e scioltezza da Eugenio Scalfari. La sua capacità di balzare in corsa sul carro del vincitore pentastellato eseguendo un mezzo avvitamento in rondata effettuato sul cavallo zoppo del PD, seguito da un salto mortale e mezzo raggruppato all’indietro senza scheggiarsi nemmeno un femore… beh… ha dell’incredibile! Questa sera nel salotto di Giovanni Floris, Scalfari ha dichiarato: «Il Movimento 5Stelle facendo un’alleanza con il Pd non è che ci sono due partiti, ma diventa un unico partito. Di Maio è il grande partito della sinistra moderna». Poco prima l’emerito fondatore e storico direttore di Repubblica aveva ammesso di riscontrare i primi sintomi della decrepitudine nell’assenza di memoria a breve termine. E da deferenti spettatori non possiamo che assecondarne la presa di coscienza. Anche perché non si spiegherebbe altrimenti tale inopinata dichiarazione di adesione, ricordando che il 27 novembre 2017 l’éminence grise delle chase longue riflessive preferì addirittura l’arcirivale Silvio Berlusconi al giovane Luigi; e quando il 30 gennaio 2018, nello stesso studio, il Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana asseverò: «Ai tempi in cui Grillo contava di più il Movimento 5Stelle era più… non dico accettabile per uno come me che non li voterà mai… ma comprensibile; con Di Maio è molto più pericoloso. Di Maio ha scelto dei ministri che hanno una tendenziale competenza tecnica, ma non hanno nessun senso politico». Poche ore fa il ginnasta del pensiero progressista ha invece impercettibilmente rettificato i propri convincimenti, vergando la mitopoiesi della fake realpolitik: «Di Maio ha dimostrato un’intelligenza politica notevole, perché di fatto il Movimento è diventato un partito. Lui addirittura ha steso la lista dei ministri e l’ha voluta portare al Quirinale». Coefficiente di difficoltà da 10 perfetto alle parallele asimmetriche del trasformismo. Esecuzione e coreografie patetiche in assoluto, ma straordinarie per un 94enne.

 

 

Se volessimo fare, forse velleitariamente, gli storici del presente, identificheremmo i primi embrioni di tale epifania in data 3 novembre 2016 a casa Gruber, dove si svolse il faccia a faccia fra Scalfari e Alessandro Di Battista. In quell’occasione il rampollo grillino ammonì la controparte: «Il cambiamento è inarrestabile; provate a darci dei consigli invece di impegnarvi per affossarci». Risposta del dotto ideologo alla bottarga di muggine: «Non do nessun consiglio perché dovrei essere contemporaneamente di sinistra, di destra e di centro. Siete un Movimento che vive sull’equivoco: ora… chi vive sull’equivoco può viverlo tragicamente oppure comicamente. Voi vivete sull’equivoco comicamente». Stasera, dopo l’esito delle elezioni che hanno certificato i 5Stelle movimento di riferimento nazionale, è sembrato immantinente illuminato dalla virtù del possibilismo: «Se questo partito di possibile alleanza fra Pd e 5Stelle diventa un partito di maggioranza assoluta, Mattarella ha un governo che ha la maggioranza assoluta. Renzi ha detto no, ma Di Maio parla di alleanza con il partito democratico». In maniera pelosa, untuosa, insinuante, ma neppure troppo subliminale, ora i consigli li dà. Perché Scalfari è un uomo che vive dagli anni 40 sull’equivoco. Ora… chi vive sull’equivoco può viverlo tragicamente o comicamente: con la freschezza di corpo e l’agilità di spirito che ancora ne definiscono l’impresa, lui lo vive tragicomicamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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